Coronavirus in Italia, contagi in rialzo. Per la prima volta dal 19 giugno scorso, infatti, ieri sono stati superati nuovamente i mille casi. Resta tuttavia contenuto il numero dei morti (14 il dato registrato nel bollettino del 7 luglio), mentre calano terapie intensive e ricoveri grazie alle vaccinazioni che vedono il oltre il 40% dei cittadini immunizzati con un totale di oltre 55 milioni di dosi di vaccino somministrate. L’invito di ministero ed esperti, come sempre, è alla cautela. E il Speranza insiste: “Dobbiamo essere consapevoli che la pandemia non è finita”.
Per il ministro, che ha parlato ieri in un videomessaggio nel corso di un evento organizzato dalla rivista ‘Fortune’, “lo testimoniano i numeri di altri Paesi europei e del mondo che vedono i contagi salire nonostante l’alto tasso di vaccinazione”. Il ministro ha invitato, quindi, alla “massima attenzione, massima cautela, massima prudenza”. E a “continuare questo lavoro imponente, che è l’arma più importante che abbiamo per chiudere questa stagione così difficile, che è la nostra campagna di vaccinazione”.
Ma si rischia una quarta ondata di Covid a settembre? “Alla luce della diffusione delle vaccinazioni, assolutamente no. C’è il rischio di una ripresa dei contagi: come evitarla? Con attenzione, prudenza e responsabilità nei comportamenti. Non facendo pressioni per riaprire tutto subito, ma procedendo con gradualità”, rassicura invece in un’intervista pubblicata sul numero di oggi di ‘Famiglia Cristiana’ Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) per l’emergenza coronavirus e direttore di Medicina sperimentale di precisione del Bambino Gesù di Roma.
“Il virus è sempre lo stesso – spiega -. Semmai le due varianti che hanno ora maggior diffusione nel Paese, Alfa e Delta, rispetto al ceppo proveniente da Wuhan hanno maggior contagiosità. Non facciamo l’errore di pensare a un virus che, per quanto abbia mutato caratteristiche, sia connotato da minor potere di provocare malattia grave. Ciò che è cambiato è lo stato di immunizzazione del Paese, con 51 milioni di dosi somministrate. Questo rende ragione di una maggior protezione dall’infezione”.
La variante Delta, “oltre alla maggior contagiosità, sembra aver attenuato o smarrito del tutto alcuni connotati: per esempio la perdita del gusto e dell’olfatto. I sintomi più frequenti sono febbre, naso che cola (spesso esordisce come un raffreddore), mal di testa e mal di gola – elenca Locatelli – Ma questo non le impedisce di causare patologie altrettanto gravi”. Come comportarsi? “Al chiuso vanno mantenute le mascherine – raccomanda – perché sono gli interventi non farmacologici più efficaci insieme al distanziamento interpersonale. Ma anche all’aperto è opportuno indossarle ove non sia possibile evitare assembramenti o affollamenti (in fila, in coda, nei mercati o a una fiera). Così come è opportuno tenerle quando si è a contatto con un soggetto immunodepresso”.