Aumentano i contagi da coronavirus in Italia e, con la variante Delta sempre più predominante nel Paese, le regioni maggiormente colpite rischiano il passaggio in zona gialla con nuove regole, misure e restrizioni proprio nella stagione del turismo. Ma per un eventuale cambio di colore, ha assicurato ieri il ministro della Salute Roberto Speranza, “peserà di più il tasso dei ricoveri” rispetto agli altri indicatori. “In una fase caratterizzata da un livello importante di vaccinazione” contro il Covid, secondo il ministro è infatti “ragionevole che nei cambi di colore e nelle conseguenti misure di contenimento pesi di più il tasso di ospedalizzazione”.
A indicare intanto un cambio di tendenza in salita nei casi, i dati del monitoraggio Covid settimanale rilasciati ieri: a livello nazionale l’indice Rt è infatti a 0.91, in aumento rispetto alla scorsa settimana quando si attestava a 0.66. Cresce anche la circolazione della variante Delta, che desta l’attenzione “elevata” di Iss e ministero della Salute. Intanto, sono 2.898 i nuovi casi registrati ieri, 16 luglio, dal bollettino della Protezione Civile. 11 i morti, che portano il totale delle vittime a 127.851.
Sardegna, Sicilia e Veneto sono le tre regioni più a rischio zona gialla secondo l’Altems. Con l’estate ormai entrata nel vivo del turismo e degli spostamenti e la voglia di ripresa, “bisogna però tenere d’occhio il risveglio silente della pandemia, che fa registrare un rialzo dei nuovi casi (13 nuovi casi ogni 100.000) e della positività (1 paziente su 33 nuovi soggetti testati) e il rischio di alcune regioni di tornare gialle. Attualmente la regione con il rischio maggiore di entrare in zona gialla è la Sardegna (0,32 su una scala da 0 a 1), seguita da Sicilia (0,31) e Veneto (0,24); al contrario la regione con il rischio inferiore di entrare in zona gialla è la Valle d’Aosta (0,04), seguita da Basilicata, provincia di Trento e Puglia a 0,08. Il rischio medio nazionale di divenire gialli è attualmente pari a 0,18”. Questi i dati indicati dall’ultimo Instant Report Covid-19 dell’Alta Scuola di Economia e Management dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica. Le previsioni, si legge, “sono frutto di un nuovo indicatore che misura il rischio delle regioni di entrare in zona gialla considerando il numero di nuovi casi in un certo momento in una data regione e allo stesso tempo il numero di persone vaccinate in quella regione fino a quel momento. Questo indicatore è quindi basato su una soglia modificata dei livelli critici dell’incidenza per tener conto dell’avanzamento del piano nazionale di vaccinazione. O in altri termini pesa il numero di contagi con il numero di vaccinati, perché un numero di contagi elevato in una regione con tanti vaccinati non dovrà preoccupare troppo”.
“Usando questo indicatore – prosegue Altems – si riesce a mettere in atto azioni preventive prima ancora che le ospedalizzazioni aumentino. Infatti non sono le ospedalizzazioni in sé da tenere sotto controllo, perché agire quando le ospedalizzazioni sono già aumentate significa agire tardivamente, come è stato fatto nella seconda ondata lo scorso autunno”.
“Alla luce delle evoluzioni degli ultimi giorni – afferma Americo Cicchetti, direttore di Altems – è indispensabile prevedere l’adozione di misure restrittive che però tengano conto del nuovo contesto legato all’avanzamento della campagna vaccinale che è diverso da regione e regione”.
“Le soglie per l’ingresso nella zona gialla vanno quindi riviste e differenziate tra regioni – sottolinea – perché è diverso l’avanzamento della campagna vaccinale nelle diverse regioni. Con questo ultimo introduciamo un modello di revisione delle soglie di rischio regionali, potenzialmente utile al governo della fase attuale della pandemia”.
“Il quadro generale della trasmissione dell’infezione da Sars-CoV-2 torna a peggiorare nel Paese con quasi tutte le Regioni e province autonome classificate a rischio epidemico moderato”, quanto scritto nel report Iss-Ministero Salute con i dati del monitoraggio relativo alla settimana 5-11 luglio. “Sono 19 le Regioni e le Province autonome classificate a rischio moderato e due (Trento e Valle D’Aosta) a rischio basso”.
“L’impatto della malattia Covid-19 sui servizi ospedalieri – dicono gli esperti – rimane minimo con tassi di occupazione in area medica e terapia intensiva ancora in lieve diminuzione”. “La trasmissibilità sui soli casi sintomatici aumenta rispetto alla settimana precedente, sebbene sotto la soglia epidemica, espressione – spiegano – di un aumento della circolazione virale principalmente in soggetti giovani e più frequentemente asintomatici”.
“Nessuna Regione o provincia autonoma supera la soglia critica di occupazione dei posti letto in terapia intensiva o area medica. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è 2%, con una diminuzione nel numero di persone ricoverate che passa da 187 (al 6 luglio) a 157 (al 13 luglio). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale rimane al 2%. Il numero di persone ricoverate in queste aree passa da 1.271 (6 luglio) a 1.128 (13 luglio)” si legge nella bozza del report.