Vaccinazione eterologa? “E’ una espressione comprensibile solo da una minoranza, che comunque la collega all’omonima fecondazione in cui il seme viene da un donatore e non dal partner. Dunque è una formulazione fuorviante. Il comune cittadino non sa di cosa si parla”. A rispondere all’Adnkronos sulla possibile confusione ingenerata dall’uso di neologismi medici durante la pandemia è la linguista Valeria Della Valle, accademica corrispondente della Crusca, che afferma: “Il primo dovere delle istituzioni dovrebbe essere comunicare in modo chiaro con parole ed espressioni che tutti i cittadini possano capire. In quest’ottica non va bene neanche il termine ‘crossing vaccinale’, perché le due parole messe insieme complicano le idee. Mentre l’espressione chiara per tutti potrebbe essere ‘vaccinazione mista’, dato che il richiamo viene effettuato con un farmaco diverso da quello usato nella prima dose”.
“Anche il ministro Speranza ha infatti parlato di mix di vaccini facendo riferimento alla mescolanza – ricorda la linguista – Ma trovo convincente soprattutto guardare ai numeri: in una ricerca che ho fatto in rete ho potuto verificare che il termine ‘crossing vaccinale’ è digitato 147mila volte; l’espressione ‘vaccinazione eterologa’ ha un milione 130mila digitazioni; ‘vaccinazione mista’ due milioni e mezzo. Ciò significa che il cittadino medio, con cultura medica bassa e che non parla l’inglese, ha una migliore comprensione di ‘vaccinazione mista’ piuttosto che degli altri modi di dire”.
“Si legge tra l’altro – rileva l’accademica della Crusca – che ‘vaccinazione mista’ è l’espressione scelta dalla stessa Aifa che opta dunque per una terminologia che tutti possiamo capire indipendentemente dal nostro grado di cultura perché semplice e tutta italiana, non criptica e tecnica come ‘eterologa’. Il mio avviso è dunque puntare alla trasparenza – conclude – Non discuto della correttezza dell’espressione ‘vaccinazione eterologa’ ma la giustezza dipende anche dal grado di comprensibilità. Perché la non-comprensione conduce al disorientamento”. (di Roberta Lanzara)