E’ arrivato alle 12.30 circa di oggi, ed è un uomo, il primo paziente ricoverato all’ospedale in Fiera di Milano, che oggi ha riaperto i battenti. E’ quanto apprende l’Adnkronos Salute.
La terapia intensiva dedicata ai pazienti Covid, allestita a Fiera MilanoCity e coordinata dall’Irccs Policlinico del capoluogo lombardo, torna operativa per la terza volta: dopo il debutto nel periodo aprile-giugno 2020, venne riattivata da ottobre 2020 a giugno 2021. Complessivamente sono stati ricoverati oltre 500 malati. Per ora sono stati riattivati due moduli da 15 posti letto ciascuno.
Oggi “sono stati riattivati i primi due moduli di terapia intensiva nella struttura temporanea allestita in Fieramilanocity”, per un totale di 30 posti letto. L’ospedale in Fiera, coordinato dal Policlinico di Milano, “torna quindi ad accogliere pazienti con Covid-19 che hanno bisogno di cure intensive da tutto il territorio lombardo, in stretta collaborazione con la direzione generale Welfare di Regione Lombardia”, conferma l’Irccs di via Sforza.
“Si tratta della terza volta – ricorda – che questa struttura viene attivata per contribuire a far fronte all’emergenza coronavirus: come per le volte precedenti, il coordinamento è affidato al Policlinico di Milano, che mette a disposizione il personale tecnico, tecnico sanitario, amministrativo, farmaceutico e di supporto per la sua gestione; il personale sanitario (anestesisti e infermieri di area critica) è messo a disposizione dal Policlinico e dal Grande ospedale metropolitano Niguarda, oltre che da diverse altre strutture pubbliche e private accreditate, in modo da non pesare su singoli reparti o aziende sanitarie regionali”.
“I primi due moduli attivati – precisano dal Policlinico – sono di 15 posti letto ciascuno: il coordinamento dell’attività clinica è affidato al personale del Policlinico e del Niguarda, in collaborazione con le altre strutture coinvolte. Qui saranno accolte parte delle nuove richieste di ricovero per i pazienti più gravi con Covid-19, in modo da ‘alleggerire’ le terapie intensive degli ospedali lombardi e per poterle dedicare ai pazienti con altre patologie”.