Complessivamente calano i contagi (-5%) e i morti di Covid (-10%) settimanali nel mondo: fra il 6 e il 12 dicembre l’Organizzazione mondiale della sanità conteggia infatti circa 4 milioni di nuovi casi e poco meno di 47mila decessi. Anche l’Europa è in discesa: segna -7% nei casi e -3% nel numero di vittime del virus. A differenza della regione africana che, complice l’ascesa di Omicron, vede più che raddoppiare i propri contagi settimanali. E’ l’aumento più grande negli ultimi 7 giorni. Ma l’Africa continua a pesare sul totale dei casi per il 4% mentre l’Europa resta l’area con la più alta incidenza per 100mila abitanti e proprio qui si concentrano il 65% dei casi settimanali totali, poco meno di 2,6 milioni. Oltre che il 60% delle morti (28.362).
Da inizio pandemia al 12 dicembre – riporta l’Oms nell’ultimo bollettino settimanale – sono stati registrati quasi 269 milioni di casi di Covid confermati e quasi 5,3 milioni di morti nel mondo. Tornando al bilancio 6-12 dicembre, a crescere è anche la regione del Pacifico occidentale (+7% contagi settimanali). Sia la regione delle Americhe che quella del Sudest asiatico invece registrano un calo del 10% nei casi degli ultimi 7 giorni. Stabile nei numeri la regione del Mediterraneo orientale.
A livello di Paesi, il numero più alto di casi settimanali è stato segnalato dagli Stati Uniti (674.019 nuovi casi; -9%), e da Germania (351.738; -11%), Regno Unito (350.340; +13%), Francia (335.972; +19%) e Russia (-7%).
OMICRON PIÙ VELOCE DI DELTA, SEGNALATA IN 76 PAESI
La presenza della variante Omicron di Sars-CoV-2 è stata confermata finora in 76 Paesi, secondo i dati dell’ultimo bollettino settimanale dell’Organizzazione mondiale della sanità, aggiornati a ieri. Sulla base delle attuali evidenze limitate, conferma l’agenzia Onu per la salute, la nuova variante sembra avere un vantaggio in termini di crescita rispetto a Delta. “Si sta diffondendo più velocemente rispetto alla Delta sia in Sudafrica, dove la circolazione di Delta era bassa, ma sembra diffondersi più rapidamente anche nei Paesi in cui l’incidenza di Delta è elevata, come nel Regno Unito”, osserva l’Oms.
Così in questa fase “l’epidemiologia globale di Sars-CoV-2 è caratterizzata da una predominanza di Delta, da un trend in calo nelle quote di Alfa, Beta e Gamma e dalla comparsa” sulle scene “della variante Omicron”, di cui si registra una trasmissione comunitaria in diversi Paesi, riassume l’agenzia. Su 879.779 sequenze caricate nella banca dati Gisaid con campioni raccolti negli ultimi 60 giorni, il 99,2% sono ancora variante Delta (872.876), ma subito dopo c’è Omicron che è salita allo 0,4% (3.755), lasciandosi già alle spalle la variante Alfa ex dominante (rappresenta ormai meno dello 0,1% delle sequenze, 206). Questa settimana, per la prima volta da quando Delta è stata classificata come variante di preoccupazione (Voc) nell’aprile 2021, la percentuale di sequenze ad essa attribuite è diminuita rispetto ad altre Voc, ha lasciato un po’ di terreno.
Tuttavia, puntualizza l’Oms, serve ancora cautela perché può essere che in questo momento i Paesi stiano eseguendo sequenziamenti mirati per Omicron e quindi caricando meno sequenze su tutte le altre varianti, inclusa Delta. In ogni caso nell’ultima settimana casi confermati di Omicron sono stati segnalati da nuovi Paesi di tutte e 6 le regioni Oms.
Ma cosa si sa al momento della nuova variante Omicron? “I dati sulla gravità clinica rimangono limitati”, riporta l’Oms. Maggiori informazioni su questo aspetto sono attese nelle prossime settimane, informa l’agenzia, a causa del lasso di tempo che separa l’aumento dell’incidenza dei casi e il successivo incremento di casi gravi e morti.
In merito allo scudo dei vaccini, l’Oms conferma che “evidenze preliminari suggeriscono che potrebbe esserci una riduzione dell’efficacia vaccinale, e della protezione contro l’infezione e la trasmissione associata a Omicron, nonché un aumentato rischio di reinfezione”. Ma, precisa l’agenzia Onu per la Salute, “servono più dati” per comprendere meglio “la misura in cui Omicron può eludere l’immunità derivata dal vaccino e/o dall’infezione e la misura in cui i vaccini attuali continuano a proteggere da malattie gravi e morti associate a Omicron”.
“L’accuratezza diagnostica dei tamponi molecolati utilizzati di routine e dei test antigenici rapidi non appare influenzata da Omicron. E ci si aspetta che gli interventi terapeutici per la gestione dei pazienti con malattia Covid grave associata a Omicron rimangano efficaci”. Il rischio complessivo relativo alla nuova variante di preoccupazione Omicron “rimane molto elevato”, conclude l’Oms.