“La vaccinazione anti Covid rappresenta un rasserenamento, una modalità di garantire maggiore sicurezza, ma resta fondamentale mantenere, per noi tutti, in una vita comune, ma ancor più in un ambiente di lavoro – viste le responsabilità del contesto – i dispositivi di protezione, i rituali che a volte sfuggono, perché sono fastidiosi, allungano i tempi, aumentano i costi. Ma sono assolutamente determinanti e necessari”. Lo ha detto Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università Statale di Milano, intervenuto ad ‘Agorà Estate’, su Rai Tra.
“Il vaccino non è uno schermo al 100% ma ha oggettivi risultati, di evitamento sia dell’infezione sia delle forme più gravi. E’ una necessità trasversale per tutti, anche per i più giovani, nell’ottica di abbassare la probabilità di contagio che continuerà ad esserci in ogni contatto interumano finché questo virus ci rimarrà tra i piedi, e lo farà a lungo”, ha spiegato.
La pandemia è in “una situazione di incremento, vediamo Regioni che hanno già impegni piuttosto rilevanti nell’ambito dei casi più gravi e siamo ancora nella fase espansiva. Speriamo non sia una fase espansiva pesante e che possa essere simile a quella attraversata dall’Inghilterra, che fa da apripista, avendo aperto prima”, ha poi continuato il virologo.
“Il problema sostanziale è questo: avendo riaperto i momenti di contatto ed essendo ogni contatto a rischio, seppure con bassa probabilità, più contatti hai, più ti sposti, più tifi con altri per il campionato europeo, più tutto questo ha un effetto”, ha detto Pregliasco.
Dunque, ha concluso, “dobbiamo essere sempre più flessibili nell’attuazione di strumenti come il Green pass e il tracciamento. In questo momento ce lo possiamo ancora permettere, perché l’incidenza, salvo in alcune Regioni, non è elevata, e quindi si riesce a ricostruire la catena di contagio, anche se non è facile da attuare”.