(Adnkronos) – Gli incassi Tari 2020 sono stati inferiori per circa un miliardo a quelli dell’anno precedente (4,9 miliardi contro i 5,9 del 2019). Un crollo ‘annunciato’, legato a doppio filo alle esenzioni concesse per attenuare l’impatto economico generato dalle chiusure imposte per combattere la diffusione del Covid-19. Nel 2021, si è assistito invece a un balzo, che ha consentito addirittura di superare il 2019, con un gettito pari a 6.028.969.184,49 euro. Milano è il Comune che, nell’intero triennio, ha registrato gli incassi Tari più alti. Sono alcuni dei risultati emersi da una ricerca di Centro Studi Enti Locali (Csel), per Adnkronos, basata sulla banca-dati ‘Siope+’ sia per quanto riguarda il gettito ‘ordinario’ sia per quanto riguarda quelle relativo alle attività di recupero evasione.
Il principale dato che emerge dall’analisi degli scostamenti degli anni 2020 e 2021 rispetto al 2019, dunque, è il crollo del gettito complessivo tra il 2019 e il 2020: nel 2020, rispetto al 2019, la riduzione è del 16,64% (-992.612.906 euro), mentre nel 2021 il confronto con il 2019 restituisce una variazione in aumento dell’1,11% (+67.326.271 euro).
In termini di scostamento percentuale, il territorio con il maggior decremento di gettito nel confronto 2019-2020 è quello dell’Italia insulare e meridionale, mentre l’Italia nord-orientale ha ottenuto le migliori performance sia nel confronto 2020-2021 che nel confronto 2019-2021. Tra il 2019 e il 2020, in nessuna Regione si registra un incremento di gettito, mentre le maggiori riduzioni si sono registrate in Calabria (-37,60%) e Molise (-32,03%). Tra il 2020 e il 2021, tutte le Regioni, tranne la Liguria, hanno visto incrementare il proprio gettito. Gli aumenti maggiori si registrano in Trentino-Alto Adige e Basilicata. Dall’analisi del confronto tra gettito 2019 e gettito 2021 si evidenzia come in sette Regioni (Calabria, Emilia-Romagna, Liguria, Molise, Umbria e Valle D’Aosta) il gettito si è ridotto.
“Gli effetti pandemici – osserva Csel – si sono fatti sentire nel corso del 2020. La riduzione del gettito è, però, riconducibile alle cospicue risorse messe in campo dal Legislatore, che hanno permesso agli Enti di calmierare gli effetti negativi della pandemia attraverso l’introduzione di misure agevolative sia per le utenze domestiche che per le utenze non domestiche. Nel corso del 2021, il gettito è tornato ai livelli pre-pandemici, ma occorre considerare anche l’eventuale incremento dei costi determinato dall’applicazione del ‘Metodo’”.
Csel ricorda che, “a differenza di quanto avviene per l’Imu, per la tassa sui rifiuti non vi sono scadenze determinate dalla normativa nazionale, per cui il gettito conseguito dai Comuni risulta maggiormente influenzato dalle scelte intraprese da ciascuno di essi, posto che in alcuni enti le rate non scadono nello stesso anno ad oggetto della bollettazione; lo stesso vale per quanto riguarda riduzioni ed esenzioni, che in parte sono disposte dalla legge (cosiddette riduzioni tipiche) che trovano copertura all’interno del Pef, e in parte da disposizioni regolamentari dell’ente (cosiddette riduzioni atipiche) che devono essere coperte con fondi propri di bilancio”. “Inoltre, a livello di determinazione delle tariffe, le stesse devono coprire integralmente il costo del servizio – prosegue – così come determinato all’interno del Piano economico-finanziario, la cui redazione, a partire dal 2020, è sottoposta alla regolazione introdotta dal nuovo Metodo tariffario rifiuti di Arera”.
“I Comuni – sottolinea – possono applicare, in alternativa alla Tari, la cosiddetta Tari corrispettiva, un prelievo di natura patrimoniale che prevede la misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti. Negli enti che optano per la Tari corrispettiva, la tariffa è applicata e riscossa dal soggetto affidatario del servizio di gestione dei rifiuti, anche se in ogni caso è possibile applicare lo stesso prelievo con misurazione puntuale anche rimanendo nell’impostazione tributaria della Tari”.
La ricerca di Centro Studi Enti Locali è focalizzata sui dati relativi alla Tassa rifiuti applicata nella versione tributaria, verificando i dati di incasso sui codici del Piano dei Conti integrato dedicati alla registrazione degli incassi ordinari e derivanti dall’attività accertativa.
Entrando nel dettaglio dell’analisi per i tre anni considerati, per il 2019 emerge che, a livello di riscossione ordinaria, i Comuni hanno registrato incassi per 5.961.642.912,61 euro. I primi Comuni per gettito Tari 2019 sono: Milano (336.605.033,93), Torino (184.439.652,02), Genova (145.743.758,87), Firenze (87.101.040,93), Bologna (82.495.905,54), Palermo (75.859.762,29), Bari (56.539.163,83), Padova (43.958.432,16) e Catania (43.739.973,73). Questi Comuni detengono il 18,44% di tutti gli incassi complessivi registrati. Salta all’occhio – rimarca Csel – il fatto che nella Top Ten non sia presente il Comune di Roma che, nonostante sia di gran lunga quello più popoloso d’Italia, ha registrato incassi per 6.386.309,08 euro. Si ricorda che, nei Comuni dove viene applicata la cosiddetta ‘Tari corrispettiva’, gli incassi sono introitati direttamente dal soggetto gestore del servizio.
Per quanto riguarda la ripartizione territoriale, i Comuni del Nord del Paese hanno complessivamente riscosso poco meno di 2,8 miliardi di euro nel 2019, contro i 916.367.449 del Nord-Est. A quelli del Centro sono andati complessivamente 1.161.251.251 euro, mentre Sud e Isole hanno avuto un gettito di poco superiore a 2 miliardi. Il 46,95% del gettito complessivo è appannaggio di Comuni del Nord Italia.
Le medesime considerazioni sono confermate dalla suddivisione del gettito per Regioni. Il podio è composto dalla Lombardia con 1.016.642.196,86 euro, al primo posto, seguita da Toscana e Piemonte, rispettivamente con un gettito di 567.962.939,37 e 552.869.813,05 euro. Queste sono seguite da Emilia-Romagna (540.344.197), Campania (529.010.430), Puglia (528.221.864), Sicilia (466.210.280), Lazio (307.686.738), Liguria (291.034.627), Veneto (263.106.920), Umbria (150.236.696), Sardegna (147.250.734), Calabria (146.029.066), Marche (135.364.878), Abruzzo (112.387.081), Friuli-Venezia Giulia (95.857.298), Basilicata (45.204.530), Molise (26.896.644), Valle d’Aosta (22.266.945) e Trentino Alto Adige (17.059.034).
Si osserva che gli incassi più alti, ad eccezione della Lombardia, non rispecchiano in pieno la numerosità della popolazione delle Regioni, ad esempio la Toscana ha circa 2 milioni in meno di popolazione rispetto alla Campania. Ciò significa che i primi posti di Toscana e Piemonte sono dovuti anche a un livello del costo applicato in ogni singola realtà comunale maggiore rispetto ad altre Regioni di popolazione superiore.
A livello di attività di recupero evasione, nell’anno 2019 sono stati incassati 388.647.036,26 euro. In questa ‘speciale’ classifica, il primato spetta al Comune di Milano, seguito da Torino e Bologna e Como. Le Regioni maggiormente virtuose, da questo punto di vista, sono la Lombardia, l’Emilia-Romagna e la Toscana.
Venendo all’analisi degli incassi dell’annualità 2020, la prima di applicazione del Mtr Arera (approvato con la deliberazione n. 443/2019/R/Rif.), i Comuni hanno potuto utilizzare la facoltà prevista dall’art. 107, comma 5, del dl n. 18/2020, ovvero confermare anche per il 2020 le tariffe approvate nel 2019. Tale facoltà è stata largamente utilizzata da parte degli Enti, per cui i principali effetti dell’introduzione del nuovo Metodo per la redazione del Pef saranno visibili a partire dall’anno 2021
Il livello complessivo del gettito ordinario è salito a 4.969.030.006,48 euro. Analizzando i dati relativi agli incassi 2020, i primi 10 Comuni per gettito Tari 2020 sono: Milano (244.068.009,51), Torino (175.685.611,27), Genova (135.370.268,34), Bologna (77.748.597,17), Firenze (69.246.484,94), Palermo (64.463.467,31), Catania (40.246.806,59), Perugia (39.424.444,23) e Padova (38.814.628,50). Rispetto al 2019, per quasi tutti i Comuni analizzati, nonostante il periodo pandemico, il gettito risulta diminuito. Complessivamente, l’entità di questo calo è stata di circa 1 miliardo. Una contrazione riconducibile a molti fattori, tra i quali: le riduzioni messe in campo dai singoli enti, avvalendosi delle risorse erogate dal Legislatore (cosiddetto ‘Fondone’) e la rimodulazione delle scadenze.
A livello di ripartizione geografica si conferma, al pari del 2019, il primato delle regioni del Nord Italia. La Lombardia ha mantenuto il primato regionale di incassi (814.349.337 euro), anche nell’Annus horribilis della pandemia che l’ha vista colpita più di ogni altra. Anche il resto del podio è rimasto invariato, con Toscana (497.863.887) e Piemonte (489.206.640) al seguito. Come attività di recupero evasione, l’ammontare complessivamente incassato risulta pari a 273.421.994,62 euro, con una flessione di circa 115 milioni di euro (circa -30%).
L’analisi degli incassi Tari del 2021 mette in evidenza un ritorno ai livelli del 2019, con un gettito pari a 6.028.969.184,49 euro. Nei primi Comuni in ordine decrescente di incasso, non si registrano cambiamenti sostanziali rispetto alle annualità precedenti. Milano (253.241.139,43), Torino (190.511.338,14), Genova (119.999.180,22), Firenze (97.939.496,04), Bologna (87.753.772,46), Palermo (69.842.545,59), Bari (52.959.622,97), Padova (47.431.194,11) e Verona (45.607.817,90) sono i Comuni che detengono il 18,44% di tutti gli incassi complessivi registrati. Anche la ripartizione geografica degli incassi si conferma in linea con gli anni precedenti: 2,7 miliardi ai Comuni del Nord Italia, 1,2 a quelli del Centro e due miliardi a quelli di Sud e Isole.
Lo stesso vale per la ripartizione tra Regioni, dove si conferma il podio del 2019 e del 2020 per le prime posizioni (Lombardia in vetta con 991.354.190 euro e Toscana che segue con 621.604.400 euro), mentre al terzo posto la Puglia, con 586.754.122, prende il posto del Piemonte (563.910.022). Seguono: Piemonte (563.910.022), Campania (529.012.638), Emilia Romagna (518.048.945), Sicilia (471.200.863), Lazio (312.828.997), Veneto (275.992.724), Liguria (254.934.872), Sardegna (151.107.881), Marche (141.412.212), Umbria (137.906.158), Calabria (134.283.285), Abruzzo (121.656.673), Friuli-Venezia Giulia (99.924.330), Basilicata (49.659.977), Molise (25.638.287), Valle D’Aosta (21.789.720) e Trentino-Alto Adige (19.948.890).
Segnali di ripresa sono arrivati anche dal recupero evasione, che si è attestato a 328.680.383 euro, con in testa Sicilia (53.156.195) e Lombardia (42.389.045,89).