“Che fare per affrontare la Covid a casa? Se non si hanno problemi importanti: ossimetria per tenere sotto controllo la saturazione dell’ossigeno, valutazione dei sintomi e paracetamolo. E basta. A casa non ci sono terapie da fare se non il paracetamolo, appunto, per l’eventuale febbre e i sintomi. Per le persone a rischio di peggioramento, c’è, per le cure domiciliari, l’antivirale Paxlovid, ma si tratta di prevenzione della progressione della malattia destinata a categorie limitate di persone e solo nella primissima fase dell’infezione”. A fare il punto, per l’Adnkronos Salute, sulle possibilità di cure domiciliari anti Covid, Massimo Galli, già direttore del reparto malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano.
“Se qualcuno dice che stando male e avendo una saturazione bassa dell’ossigeno ci si può curare a casa sta dicendo una sciocchezza”, aggiunge Galli. “Questa malattia, ancora oggi – continua – ha qualche possibilità di cura quando diventa grave. E questo si può fare in ospedale. C’è, invece, la possibilità con gli antivirali, ed è provato, di prevenire l’avanzamento della malattia nelle persone a rischio. Purtroppo abbiamo pochissime chance con gli anticorpi monoclonali, perché la quasi totalità di questi farmaci non funziona con Omicron e ‘derivati'”.
In sintesi, quindi, le terapie mirate alla cura e non alla prevenzione “non hanno senso. Il cortisone a casa non ha senso. L’eparina a casa ha senso solo per chi la sta già prendendo per un suo problema di base, ma in generale no. Stesso discorso per gli antibiotici, inutili se non ci sono seri motivi per pensare che ci siano infezioni batteriche sovrapposte a Covid. Per le persone con patologie che li rendono fragili, infine, c’è l’indicazione alla terapia antivirale, che ha senso solo ed esclusivamente, entro la prima settimana dalla scoperta della positività a Sars-Cov-2. Ma, ribadisco, si tratta di prevenzione non di terapia”.