‘Donne e futuro’, l’impegno della Fondazione Med’Or

(Adnkronos) – “Se si vuole dare empowerment alle donne bisogna partire dall’istruzione, se vogliamo sedere ai tavoli che contano dobbiamo essere competenti”. E’ questo, nelle parole di Mayamba Cindy Mwanawasa, consigliere politico del presidente dello Zambia, il fil rouge che ha attraversato questa sera il dibattito “Donne e il futuro del Mediterraneo”, organizzato dalla Fondazione Med’Or, presieduta da Marco Minniti, in occasione della prima riunione del suo board internazionale. 

Moderato dalla direttrice del Tg1 Monica Maggioni, il dibattito ha unito donne in primo piano da Giordania, Marocco, Emirati Arabi, la Macedonia del Nord e lo Zambia. Se l’istruzione è la chiave, non meno importante è la fiducia in sé stesse. “La donna deve credere in sé stessa” afferma la professoressa Ebtesam Al-Ketbi, Presidente e Fondatrice dell’Emirates Policy Center, contraria alle quote rosa, perché “le donne devono conquistare i diritti con le loro qualifiche”. 

“Nessuno mi ha mai ostacolato, ma vedevo negli occhi degli uomini lo scetticismo”, racconta Radmila Sekerinska, ex ministro della Difesa della Macedonia del Nord. L’istruzione è importante, ma “agli uomini viene insegnato a vincere e alle donne a comportarsi bene”. Per questo Sekerinka è a favore delle quote rosa, notando che la sua generazione ha superato molti ostacoli, ma le nuove ne affrontano di nuovi come lo scrutinio sui social.  

Ex ambasciatore della Giordania a Bruxelles, Londra e Washington, la senatrice Alia Hatoug-Bouran, sottolinea l’impegno per l’istruzione femminile della monarchia hascemita. E guarda al futuro: “Alle elezioni del 2024, ci sono molte donne candidate, non si torna indietro”. Bahija Simou, Direttrice degli Archivi Reali del Marocco, racconta come re Mohammed VI abbia vietato il matrimonio alle donne sotto i 18 anni e dato loro il diritto di chiedere il divorzio. “Le donne devono diventare indipendenti economicamente e poter tutelare il proprio spazio, essere indipendenti anche dal marito”, dichiara, sottolineando l’alto numero di donne laureate in Marocco. 

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