“Draghi, Draghi”. Lo hanno urlato i detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) durante la visita del presidente del Consiglio Mario Draghi e della ministra della Giustizia Marta Cartabia. Già al suo arrivo il premier era stato accolto da un fragoroso applauso da parte dei detenuti e dalle urla “fuori fuori”.
Draghi ha visitato i reparti del carcere dove sono avvenute le violenze sui detenuti oggetto dell’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere culminata nell’esecuzione di 52 misure cautelari nei confronti di altrettanti appartenenti al corpo di polizia penitenziaria.
DRAGHI – “Oggi non siamo qui a celebrare trionfi o successi ma piuttosto ad affrontare le conseguenze della nostre sconfitte” ha detto Draghi dopo la visita al carcere. “Non può esserci giustizia dove c’è abuso. E non può esserci rieducazione dove c’è sopruso” ha scandito il premier.
“Venire in questo luogo oggi significa guardare da vicino per iniziare a capire. Quello che abbiamo visto negli scorsi giorni ha scosso nel profondo le coscienze degli italiani. E, come ho appreso poco fa, ha scosso nel profondo la coscienza dei colleghi della polizia penitenziaria che lavorano con fedeltà in questo carcere” ha affermato il presidente del Consiglio.
“Sono immagini di oltre un anno fa. Le indagini in corso stabiliranno le responsabilità individuali. Ma la responsabilità collettiva è di un sistema che va riformato. Il Governo non ha intenzione di dimenticare” ha sottolineato Draghi.
“La Costituzione Italiana – ha ricordato – sancisce all’Articolo 27 i principi che devono guidare lo strumento della detenzione: ‘Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato’. So che la ministra Cartabia parlerà su questo principio fondamentale e presenterà delle proposte che sosterrò con convinzione a nome di tutto il governo”.
Ai principi stabiliti in Costituzione “deve accompagnarsi la tutela dei diritti universali: il diritto all’integrità psicofisica, all’istruzione, al lavoro e alla salute, solo per citarne alcuni. Questi diritti vanno sempre protetti, in particolare in un contesto che vede limitazioni alla libertà” ha rimarcato il presidente del Consiglio, aggiungendo che “la polizia penitenziaria, in grande maggioranza, rispetta i detenuti, la propria divisa, le istituzioni. Gli educatori assicurano le finalità riabilitative della pena. I mediatori culturali assistono i carcerati di origine straniera. I volontari permettono molte delle attività di reinserimento”.
Nel suo discorso Draghi ha sottolineato che “la detenzione deve essere recupero, riabilitazione. Gli istituti penitenziari devono essere comunità. E dobbiamo tutelare, in particolare, i diritti dei più giovani e delle detenute madri. Le carceri devono essere l’inizio di un nuovo percorso di vita. L’Italia, questo Governo, comunità di Santa Maria di Capua Vetere, vogliono accompagnarvi”.
Il premier ha inoltre ricordato che “l’Italia è stata condannata due volte dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per il sovraffollamento carcerario. Ci sono migliaia di detenuti in più rispetto ai posti letto disponibili. Sono numeri in miglioramento, ma sono comunque inaccettabili. Ostacolano il percorso verso il ravvedimento, ostacolano il reinserimento nella vita sociale, obiettivi più volte indicati dalla Corte Costituzionale. In un contesto così difficile, lavorano ogni giorno, con spirito di sacrificio e dedizione assoluta, tanti servitori dello Stato”.
“Oggi è una giornata storica, speciale. La vostra presenza ha il significato, ha il senso di una forte speranza per il nostro futuro” ha detto Elisabetta Palmieri, direttrice del carcere, rivolgendosi al presidente del Consiglio e alla ministra della Giustizia al termine della loro visita in carcere. “Stiamo attraversando un momento terribile, orrendo, senza precedenti – ha aggiunto – ma la vostra vicinanza e il vostro supporto rappresenta per noi quello che auspichiamo possa essere un nuovo inizio per la polizia penitenziaria e tutto il sistema penitenziario”.