(Adnkronos) – “Noi di Google condividiamo gli interessi e la visione sugli obiettivi della direttiva” europea sul copyright. Lo ha detto Diego Ciulli, head of government affairs and public policy di Google Italia, intervenendo al convegno organizzato dalla Camera Avvocati Industrialisti su ‘Il nuovo diritto connesso degli editori nella direttiva copyright (2019/790)’ in corso a Milano. “Certamente -ammette- siamo stati in ampio disaccordo sulla genesi e sui principi alla base di quella direttiva, ma se oggi parliamo di cosa deve succedere in Italia nei prossimi mesi, siamo tutti ragionevolmente d’accordo”.
Per comprendere bene la direttiva europea sul copyright “occorre innanzitutto capire in che modo le piattaforme digitali siano competitor e in che modo siano partner del mondo dell’editoria”. “La verità -avverte- è che non esiste una risposta univoca”; tutto “dipende dal modello di business di ogni singola piattaforma e dal comportamento degli utenti”.
Il fatto, prosegue Ciulli, è che, “ognuno con i suoi modelli di business deve monetizzare qualcosa, ma in questo caso, essenzialmente, si monetizza attenzione”. E’ evidente, dunque, che “se un modello di business si basa sul fare uno scroll su ciò che pubblicano gli amici, anziché leggere le notizie, si compete sull’attenzione perché in quel momento si potrebbe fare altro”. Il mestiere di Google, sottolinea, è però “far trovare alle persone quello che stanno cercando”. Dunque “rispetto alle piattaforme che hanno un modello di business che mira a far rimanere il più possibile online le persone, il nostro compito è completamente all’opposto”. E questo “è un punto nodale”.
“Noi viviamo bene in un ecosistema in cui l’editoria sta bene. Perché noi abbiamo interesse affinché il sistema dell’editoria funzioni bene online, anche perché se non abbiamo niente da linkare le persone non vengono su Google. E portando le persone a leggere notizie e contenuti, portiamo traffico agli editori”. Basti pensare che “ogni mese, più o meno, portiamo 24 miliardi di visite ai siti degli editori”.
“La direttiva europea sul copyright è stata approvata e, elemento di stupore, sembra che funzioni”. “Ci si aspettava una fase post-direttiva di terribile contenzioso, ma nei Paesi in cui è stata implementata ha portato nei rapporti una certa serenità, a parte qualche eccezione”. E quel che è più importante, è che “noi oggi abbiamo chiuso oltre 300 accordi con gli editori nei Paesi in cui è stata implementata e dunque, obiettivamente, la direttiva sta portando dei frutti”.
Nella fase iniziale, ammette Ciulli, “abbiamo aspramente criticato la direttiva, dando vita anche a un confronto acceso in sede europea, che ha portato a risultato che non ci convinceva, ma ormai tornare su quell’argomento credo sia abbastanza inutile”.
“L’Italia ha adottato una implementazione particolare” riguardo la direttiva europea sul copyright. “Non strettamente allineata con la lettera della direttiva europea”. E “all’Agcom è stata assegnata una grande responsabilità, nel senso che molti aspetti concreti vengono demandati al regolamento con cui l’Autorità dovrà definire e chiarire alcuni aspetti fondamentali dell’attuazione pratica della direttiva. Noi vogliamo essere parte attiva di questo processo, partecipando alla consultazione pubblica che verrà attuata, con lo spirito di chi vuole contribuire a far uscire un regolamento che favorisca gli accordi tra piattaforme e editori”.