Elezioni 2022, Crespi: “Campagna Pd bella, ma fatta per perdere”

(Adnkronos) – La campagna del Partito democratico per le elezioni politiche 2022, quella con lo slogan ‘scegli’ e le due alternative secche, “è molto bella da un punto di vista grafico e creativo. Ma è una campagna fatta per perdere”. Non ha dubbi il pubblicitario, spin doctor e sondaggista Luigi Crespi, conversando con la Adnkronos.  

“Le campagne servono ad allargare l’offerta politica – spiega – questa invece la restringe. Letta è cosciente di non aver speranza di vincere, il campo largo non si è concretizzato, e allora sta cercando di ottenere il miglioro risultato per il suo partito. E’ un arrocco comunicativo, il tentativo di perdere il meno possibile: sai che non vinci, parli ai tuoi, scaldi i cuori ai tuoi, motivi il tuo elettorato”, aggiunge Crespi, che è noto anche per essere stato sondaggista di Berlusconi e ideatore del “contratto con gli italiani”. 

Ma è proprio impossibile una rimonta del centro sinistra? “I sondaggi, come sappiamo – risponde Crespi – negli ultimi anni non hanno mai misurato correttamente il vincitore: è successo con Salvini, con i 5 stelle, con Berlusconi, con Renzi. I sondaggi hanno sempre sottostimato il vincitore. Se questa regola vale oggi, l’unico dubbio è di quanto vince la Meloni, e di quanto perde Letta. Questi sono i due dubbi”.  

“Il terzo dubbio che rimane, importante, è quanta gente va a votare. Fino al 1976 si recava alle urne il 90% degli elettori. Dal 1979 al 2018, abbiamo perso il 20% dell’elettorato. Qualcuno dice che oggi potremmo andare sotto il 60%. Se accade è una catastrofe politica e sociale. Queste dunque sono le tre grandi incognite, quanto vince Meloni, quanto perde Letta, quanti votano. Il resto è teatro, non c’è partita”. 

Qual è la migliore campagna elettorale, da un punto di vista comunicativo? “La migliore è quella di Conte: dritta per dritta senza sbavature, con una serie di video stupendi, grande regia, focalizzata, con una comunicazione selettiva”, risponde Crespi. “La peggiore? Quella di Calenda: confusa, emotiva, ondivaga, molto da autodidatta”.  

(Adnkronos)