L’Istituto Carlo Cattaneo aggiorna le sue stime sulle elezioni politiche 2022 in programma il 25 settembre, modificando la composizione delle coalizioni, in particolare di quella di Centrosinistra. In questo nuovo scenario, si legge, Italia Viva e Azione “non faranno parte della coalizione di centrosinistra e, secondo l’ipotesi attualmente più accreditata, potrebbero allearsi fra loro dando vita a una lista comune indipendente che ha chance di superare la soglia di sbarramento del 3% e dunque di accedere alla ripartizione dei seggi della quota proporzionale”.
“Nel complesso, considerando le medie di tutti i sondaggi pubblicati tra la seconda settimana di luglio e la prima di agosto, ai tre partiti di centrodestra (FdI, Lega, FI) viene attribuito circa il 46% delle intenzioni di voto sul piano nazionale, al M5S poco meno dell’11%. Per stabilire quale quota di voti è plausibile attribuire oggi al CS e alla ipotizzata lista IV-Azione, facciamo ricorso alla stima delle intenzioni di voto dei sondaggi pubblicati nei primi quattro mesi del 2022, quando Azione e +Europa venivano misurate separatamente. Il risultato non è distante da ciò che vari sondaggisti cominciano a dire verbalmente basandosi su singole rilevazioni dell’ultima settimana. Il CS arriverebbe a circa il 30%, la lista IV-Azione al 6%”. Nella nota metodologica si spiega che la “stima della distribuzione complessiva dei seggi” viene effettuata “in base alla distribuzione territoriale del voto registrata alle Europee 2019 e dei sondaggi sulle intenzioni di voto per i partiti di luglio-agosto 2022”.
Sempre secondo l’Istituto Cattaneo, il centrodestra farebbe il pieno all’uninominale, sia al Senato che alla Camera. I seggi “blindati” per il centrosinistra si ridurrebbero a pochissime sezioni della Toscana e delle zone centrali delle grandi città. La stima dei seggi prevede quindi, alla Camera, 245 seggi al centrodestra, pari al 61%, 107 al centrosinistra, 27 per il M5S, 16 per Azione-Iv, 5 agli altri.
Al Senato centrodestra 127 (63,5%), centrosinistra 51, M5S 12, Azione-Iv 7, altri 3. Nonostante la stima dia il centrodestra vicino al 66%, cioè la maggioranza dei due terzi, sufficiente, eventualmente, a modificare autonomamente la Costituzione, secondo l’Istituto Cattaneo “sulla base dei dati attualmente disponibili, questo scenario appare molto improbabile”.
“Rispetto all’equilibrio che emerge da questa seconda stima – spiega l’Istituto – i margini di crescita sulla quota proporzionale appaiono risicati. Anche assumendo, come avevamo implicitamente fatto nella stima precedente, che i parlamentari eletti in liste indipendenti della ripartizione dell’America meridionale aderiscano al CD, il CD dovrebbe conquistare altri 6 collegi uninominali del Senato (che le nostre stime ancora assegnano al CS) e, soprattutto, 20 collegi in più alla Camera. Il CS dovrebbe perdere non solo nei collegi di Prato, Grosseto o nel primo municipio di Genova, ma anche in tutti e tre i collegi del centro di Milano, a Napoli-Fuorigrotta e Napoli-San Carlo, nel I e III Municipio di Roma, a Imola, Ravenna, Carpi, Reggio Emilia, Modena (in tutti questi posti), conservando solo 3 collegi (verosimilmente: Firenze, Bologna, Scandicci)”. Questo, però, senza considerare eventuali cambi di casacca dei singoli parlamentari.