(Adnkronos) – “Basta con il Grande Fratello, basta con queste cose di stile grillino, ribadisco che la mia proposta di legge è volta a tutelare la privacy dei candidati, perché tanto gli elettori sanno benissimo se uno è un delinquente e non lo votano. Dobbiamo dire basta alla giustizia-spettacolo”. Il deputato di Noi Moderati, Pino Bicchielli, non arretra: “Intendo portare avanti la mia proposta per bloccare la pubblicazione dei curricula e del certificato penale di chi si candida alle elezioni, sia le politiche nazionali che le tornate elettorali dei piccoli comuni”, dice all’AdnKronos.
Le polemiche infuriano, in molti lo accusano di condurre una partita per ‘nascondere’ i condannati in politica all’opinione pubblica, a nome della maggioranza di centrodestra. “Ma quando mai – spiega ancora -. C’è già la legge che prevede chi può candidarsi e chi no, poi se uno ha magari litigato con la moglie e si candida a Marino, non capisco perché lo debbano sapere pure in Australia, e che questa informazione resti online per vent’anni”.
Una battaglia della maggioranza contro la legge ‘spazzacorrotti’? “No, è una mia iniziativa personale – assicura il deputato napoletano, già socialdemocratico a metà anni 90, poi mastelliano e nel Pd – . Non vogliamo mettere in discussione nulla della legge Bonafede, ma solo due commi, il 14 e 15, di quel testo, perché chi è condannato, vedendosi pubblicare il certificato penale rischia una ulteriore pena accessoria, bisogna finirla con questa gogna”.
Anche sul curriculum Bicchielli sostiene l’inopportunità della pubblicazione “perché tutti sappiamo che ci sono grandi politici che non sono laureati e politici di bassa lega che invece hanno tanto di titoli di laurea”. “Il politico – sottolinea – deve essere scelto per le sue competenze, per le competenze politiche, non per quello che ha fatto a scuola”. E allora “vado avanti con la mia battaglia per la libertà”, dice convinto.
“Certo – conclude – se qualcuno mi convincesse che quanto proposto è un errore, che questa cosa non va, ci posso ragionare, magari posso pure ritirarla, ma io resto convinto che sia giusto non dare in pasto all’opinione pubblica le vicende di un semplice candidato, che poi per un problema che ha avuto nel passato, magari una cosa di poco conto, resta marchiato per tutta la vita”. “In fondo – conclude – il consenso non si prende per il curriculum che hai, né per il certificato penale, ma per il rapporto di fiducia che instauri con i tuoi elettori”.