(Adnkronos) – Macron o Le Pen? I francesi dovranno scegliere oggi tra questi due candidati all’Eliseo, due esponenti politici che difendono valori diversi, due candidati dai programmi radicalmente opposti, che non si incontrano su Europa, economia, potere d’acquisto, pensioni, immigrazione, che incarnano due France diverse.
EMMANUEL MACRON – Allora 39enne è diventato nel 2017 il presidente più giovane della storia francese, con la promessa di rinnovare, attirando voti sia a sinistra che a destra, la vita politica e riformare la Francia attraverso il movimento da lui fondato, La République En Marche, che in questi anni non è riuscito a radicarsi elettoralmente nei territori. Nei suoi cinque anni di mandato, caratterizzati da un susseguirsi di crisi da quella, a livello nazionale, dei gilet gialli, passando dalla pandemia fino ad ora la guerra, il suo programma si è spostato verso destra, con la promessa di tagli fiscali, del welfare e innalzamento dell’età pensionabile.
Vuole poi innalzare da 100mila a 150mila euro il tetto della tassa di successione e – sul fronte liberal – vuole che lo Stato riconosca “come si sono trasformate le famiglie” dando anche alle coppie conviventi lo stessi status fiscale di quelle sposate. Entrato formalmente nella campagna all’ultimo minuto, Macron ha fatto un unico comizio, prima del primo turno, sottolineando di essere principalmente occupato negli sforzi diplomatici per mettere fine al conflitto in Ucraina e si è poi lanciato in una campagna più aggressiva in vista del ballottaggio, con il grande dibattito tra i due turni che ha visto Marine Le Pen accusarlo di arroganza. Affronta l’appuntamento di oggi forte della maggioranza che gli assicurano i sondaggi, anche se il voto non si limiterà ad essere una replica del ballottaggio del 2017.
MARINE LE PEN – Figlia del fondatore del Front National, da lei rinominato Rassemblement National nel quadro del lungo processo di ‘dédiabolisation’ del partito, la 53enne leader dell’estrema destra francese è alla sua terza candidatura presidenziale: nella prima, nel 2012, arrivò terza con il 17,9% – quindi non andò al ballottaggio che fu tra Francois Hollande e Nicolas Sarkozy con il socialista vincitore – nel 2017 ebbe il 21,3% al primo turno ed il 34% al secondo, quando fu battuta con ampio margine da Macron.
Tutti i sondaggi la danno al ballottaggio anche quest’anno, e indicano uno scarto molto più ridotto di cinque anni fa tra i due candidati, di appena 3% secondo alcuni rilevamenti. La sua campagna è stata dai toni molto più misurati di quella degli anni scorsi, soprattutto sulla retorica anti-immigrati, concentrata soprattutto sugli interventi a sostegno dei redditi familiari e il potere di acquisto. La sua storica vicinanza e simpatia per la Russia di Vladimir Putin – subito dopo l’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio scorso, la candidata si sarebbe affrettata a mandare al macero centinaia di migliaia volantini elettorali con una sua foto insieme al presidente russo – non sembra averla danneggiata nei sondaggi.
Ma in un’intervista due giorni fa Le Pen ha accusato Macron di calunniarla in merito ai suoi rapporti con la Russia, ha insistito sul fatto di aver ottenuto un prestito da una banca privata, non dello stato russo e ha affermato che le sue posizioni sull’argomento sono sempre state le stesse di quelle di Macron.