(Adnkronos) – Aiget, l’Associazione dei grossisti di energia e trader, ed Efet, European Federation of Energy Traders, rilevano “una serie di criticità sugli emendamenti presentati in fase di conversione del Decreto Legge Energia (primo marzo 2022, n.17) relativi alla gestione dell’energia rinnovabile nel mercato elettrico e alla sua vendita ai clienti finali. Le proposte, pur con qualche differenza tra loro, stabiliscono che il Gse ritiri e gestisca direttamente l’energia prodotta da impianti rinnovabili con contratti pluriennali, fino a 10 anni per impianti già esistenti e fino a 20 per impianti di nuova costruzione. L’energia così acquisita verrebbe poi venduta dallo stesso Gse con contratti di durata variabile dai 3-5 anni esclusivamente agli utenti finali (in particolare industriali). Quelle proposte vanno decisamente contrastate a causa del doppio effetto che possono provocare e cioè incrementare i costi in bolletta per la grandissima parte dei clienti finali e distruggere la concorrenza nel mercato libero”. Lo rendono Aiget ed Efet in un comunicato congiunto.
Tra le criticità riscontrate da Aiget ed Efet “da evidenziare come già in passato il Gse non si è dimostrato particolarmente efficiente nella gestione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili; inoltre affidare a Gse la commercializzazione di una quota così rilevante dell’energia rinnovabile italiana avrebbe un forte impatto sul mercato dell’energia, sottraendo tra l’altro anche volumi importanti alla contrattazione nei mercati, riducendone la liquidità e quindi aumentando di fatto prezzi e volatilità su questo importante segmento”.
Aiget ed Efet evidenziano poi “che le durate contrattuali proposte (addirittura fino a 20 anni) non farebbero che amplificare quest’ultimo problema su un orizzonte temporale ancora più lungo contravvenendo ai principi europei della concorrenza sui prezzi basata sul libero mercato e sulla competizione economica tra i vari attori della filiera (come anche da Direttiva EU 2019/944), riportando, di fatto, il mercato elettrico italiano alla situazione pre-liberalizzazione”.
Anche nell’ultima riformulazione, questi emendamenti, rilevano, “contengono criticità, in particolare sulla durata dei prezzi pari a 3 anni che non sono un lungo termine e non rappresentano una garanzia di integrazione e una remunerazione di medio/lungo termine; sul prezzo di acquisto da parte del Gse, che non sembra definito; e sul meccanismo di vendita palesemente non funzionante in quanto prevede l’utilizzo della piattaforma Gme di cui al Decreto 199, disegnata e impostata per ben altri scopi e non utilizzabile per effettuare la conclusione di contratti con le modalità qui necessarie e on assicura in nessuna misura il rispetto e la compatibilità dei profili e dei volumi che richiederebbero certamente la costruzione e interposizione di entità diverse da consumatori e procedure idonee”.
Di fatto il meccanismo, sottolineano, “non consentirà l’adesione dei produttori al meccanismo Gse o, ancor peggio, in assenza di indicazione di prezzo, rischia di generare fortissimi saldi negativi in capo al Gse stesso (e quindi al sistema) se venissero identificati livelli di prezzo attrattivi per i clienti ma non in linea con i prezzi di vendita dei produttori. Lo stesso peraltro comporta l’assunzione da parte del Gse di componenti di rischio (volume, profilo e Cct) su orizzonti temporali di 3 anni che assumono valori dell’ordine del 30%-40% del prezzo di cessione che si prevede di garantire ai consumatori che qualora non dovessero essere trasferiti nel prezzo di cessione ai consumatori comporterebbero probabili deficit di bilancio per il Gse stesso”.
Per ridurre effettivamente i costi complessivi del sistema e le bollette dei clienti finali, secondo Aiget ed Efet “occorre promuovere la conclusione di Power Purchase agreement (Ppa) a lungo termine da parte di soggetti diversi dal Gse, in particolare grossisti e clienti finali, soggetti che possono gestire la vendita dell’energia rinnovabile in maniera efficiente e all’interno delle dinamiche e delle regole del mercato libero”.