Eutanasia legale, Antonio: “Soffro in modo indicibile e voi in Parlamento perdete tempo”

 “Ai politici vorrei dire: soffro in modo indicibile, il mio corpo è solo tormento e voi in Parlamento perdete tempo. Vi chiedo una cosa soltanto: uscite dal vostro egoismo, pensate a me e ai tanti come me, aiutateci a morire”. E’ l’appello lanciato da Antonio che, dopo Mario, è il secondo italiano costretto a ricorrere ai tribunali per vedere riconosciuto il diritto alle verifiche delle sue condizioni per poter accedere al suicidio assistito, legalizzato dalla Corte Costituzionale alla presenza di quattro condizioni. Anche lui tetraplegico, da otto anni e quasi immobile dal tronco in giù, e residente nelle Marche.

E come Mario deve subire anche il calvario giudiziario contro l’azienda sanitaria locale, Asur, per beneficiare di un diritto. Infatti, dopo avere ottenuto a fine gennaio una decisione dal Tribunale di Fermo che ha ordinato all’Asur Marche di effettuare ogni verifica così come disposto dalla sentenza Cappato della Corte Costituzionale, e dopo essersi sottoposto agli incontri con i medici, da fine febbraio attende il giudizio del Comitato Etico, ultimo step prima di poter accedere al Suicidio medicalmente assistito legalmente.

“Il mio corpo è puro dolore, non ho speranza di miglioramento – dice Antonio – Sono prigioniero di una non esistenza. Per questo voglio morire. Soffro in modo indicibile. La mia vita non ha più dignità. Quando ho capito che non sarei più migliorato ho deciso di morire. Due anni fa. Con l’aiuto della mia famiglia abbiamo costruito questa casa senza barriere, con una palestra, una terrazza per respirare l’aria dei monti. Oggi non basta più. Voglio essere lucido fino all’ultimo istante, per questo ho rifiutato le cure palliative che annebbiano il pensiero”.

Ora annuncia nuove iniziative legali insieme all’avvocato Filomena Gallo, segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni. “È inaccettabile, nonostante il solco tracciato da Mario, che i diritti fondamentali di un cittadino dipendano dalla inefficienza della pubblica amministrazione che continua a dimostrarsi inadempiente – afferma Gallo – Questo accade in assenza di una legge e un simile scenario si potrebbe ripetere nel caso dovesse passare un testo di legge discriminatorio come quello attualmente approvato alla Camera”.

“Con Antonio- annuncia la coordinatrice del team dei suoi avvocati – stiamo per notificare alla Asur Marche un’altra diffida, la terza dall’inizio della sua vicenda per tentare di sbloccare la situazione. Da febbraio infatti si sono concluse le visite di verifica della sua condizione, ma ancora non arriva il parere del Comitato Etico e Antonio continua a soffrire, ogni giorno di più. E tutto accade – sottolinea Gallo – mentre alla Camera è stato approvato un testo che, se fosse confermato così com’è al Senato, avrebbe gravi effetti discriminatori nei confronti di alcuni pazienti: esclude i malati privi di sostegno vitale anche se con prognosi infausta e sono escluse le persone che non possono autosomministrarsi il farmaco perché completamente immobili. Infine impone il passaggio per le cure palliative, cure che ad esempio Antonio rifiuta”.

(Adnkronos)