“Sono disgustato dall’incapacità di questo Parlamento, che ritengo rivoltante, di normalizzare questa vicenda, e di mettere il nostro paese non dico all’avanguardia, ma anche arrivando ultimo, decretando l’annullamento del carcere per i giornalisti che in tutto il mondo occidentale è previsto solo in Italia”. Vittorio Feltri interviene così con l’Adnkronos sulla decisione, che la Corte Costituzionale dovrà prendere oggi, riguardante la legittimità della pena detentiva per la diffamazione a mezzo stampa. “Il risarcimento è sacrosanto, per carità, ma il carcere è assurdo -affonda Feltri- Questo dimostra che siamo veramente arretrati dal punto di vista culturale e giudiziario, e lontani mille chilometri dalla civiltà”.
“E’ una legge che era già eccessiva al tempo del fascismo -spiega l’ex direttore di Libero- Se vai in Inghilterra, o in Belgio, non esiste. Non esiste in nessun paese, non è previsto. Sono previste delle sanzioni come è ovvio che sia, soprattutto economiche, come è giusto che sia”. Perché, osserva Feltri, “io sono convinto che i reati che si possono commettere a mezzo stampa siano uguali a quelli che puoi commettere quando vai in macchina. Se io danneggio la tua macchina, una volta accertato il danno, te lo pago io. Non capisco perché nel campo del giornalismo chi viene diffamato anziché chiedere un risarcimento in denaro possa chiedere il carcere”.
“Anche perché -prosegue il giornalista- se a me tu mi dai della testa di caz.. e poi vai in carcere a me non interessa, io voglio che tu mi dia ventimila euro”. Feltri ricorda poi che “oltre 20 anni fa chiesi a Berlusconi, quando era presidente del Consiglio, di intervenire per eliminare questa umiliazione per il giornalismo italiano. Perché basta anche la minaccia della galera per mettere in uno stato d’animo che ti impedisce di fare il tuo lavoro in modo decente”, conclude.