(Adnkronos) – “Ho pensato che certe scene potevamo, e dovevamo, risparmiarcele. Non hanno aiutato la gente a capire”. Lo afferma il commissario straordinario all’emergenza Coronavirus, Francesco Paolo Figliuolo, nel libro scritto con Beppe Severgnini ‘Un italiano -Quello che la vita mi ha insegnato per affrontare la sfida più grande’, edito da Rizzoli, in uscita domani, sui medici e i litigi in tv anche rispetto alle diverse posizioni sul virus.
“Ho un sospetto: i virologi, molti dei quali sono bravissimi, in ambito scientifico sono stati un po’ negletti. Non perché la virologia sia una disciplina minore rispetto alla cardiologia, alla chirurgia o all’oncologia. Però, diciamo la verità, il grande pubblico un virologo manco sapeva chi era…”, continua. “La fama improvvisa ha fatto emergere nel mondo scientifico contrasti umani e naturali”.
“Non so a chi si riferisca il generale Figliuolo, certamente ho grande stima di lui, ma che si metta a dare giudizi su medici bravi e meno bravi lo trovo esagerato e poteva evitarselo. Spero l’abbia scritto Severgnini e non Figliuolo. Perché discutere, ragionare e avere idee diverse in ambito scientifico porta a migliorarsi. Un continuo confronto pubblico ha portato all’arricchimento di tutti noi. “Magari” Figliuolo “dovrebbe vedere quello che si è fatto a livello di Governo, perché se si fossero ascoltati gli scienziati certi errori non si sarebbero commessi” ha detto in proposito all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova.
“Mi dispiace che in questo Paese si passi a criticare i medici sul campo, i virologi, gli infettivologi, gli igienisti, che si sono fatti un mazzo così e non si sia in grado di guardare mai agli errori commessi dalla politica, dalla struttura commissariale e dal Cts. Nei libri criticano i medici che hanno fatto un lavoro eccezionale, anche i virologi che sono andati in tv. C’è un modo ideologico di gestire la pandemia, sbagliano sempre gli altri”.
“Liti personalmente non ne ho mai avute con colleghi, ho avuto liti con cattivi maestri, quindi con dei commentatori che ora si sono riciclati nella guerra e che purtroppo hanno rappresentato un esempio” dice il virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano commenta con l’Adnkronos Salute. “Discussioni tra opinioni diverse ci sono state ma questo – sottolinea il medico – fa parte della ricerca. Non erano liti fra virologi ma comunicazioni esacerbate da commentatori che citando un parere lo ponevano in contrapposizione a un altro. C’era un incalzare per cui – ricostruisce Pregliasco – anche opinioni magari simili poi sono state enfatizzate in un senso o nell’altro da personaggi che hanno affrontato la problematica del Covid senza rendersi conto degli effetti che ha determinato sulla salute e sulla sanità pubblica”.
“E lo facevano più per creare dibattito, in un meccanismo – rileva il virologo – simile a quello del confronto tra opinioni politiche. Per cui si è utilizzata la cronaca e non la divulgazione scientifica. Ma la cronaca – chiarisce Pregliasco – porta alla descrizione di episodi, di situazioni. Un po’ come per la guerra: vedere la tristissima scena del bimbo ucciso è terribile e ti crea giusta sofferenza e compianto, però – conclude – non è il racconto di tutto quello che succede”.
“E’ vero che” nei dibattiti ospitati sui media in 2 anni di Covid-19 “ci sono stati alcuni virologi che forse hanno esagerato, soprattutto prestandosi a show televisivi che non ci competono”. Però “la considerazione secondo cui, se non ci fosse stata questa pandemia, ‘il grande pubblico un virologo manco sapeva chi era…’, la trovo non giustificata. Un commento evitabile” dice all’Adnkronos Salute Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, in merito a uno dei passaggi del libro che il commissario straordinario all’emergenza coronavirus, generale Francesco Paolo Figliuolo, ha scritto con il giornalista Beppe Severgnini. Titolo dell’opera, edita da Rizzoli e in uscita domani: ‘Un italiano – Quello che la vita mi ha insegnato per affrontare la sfida più grande’.
A Figliuolo l’esperta tiene a rammentare che l’epidemia di Sars-CoV-2 “non è certo l’unica situazione in cui siamo intervenuti e interveniamo”. Per fare qualche esempio, Gismondo cita “Sars, Ebola, la cosiddetta influenza suina”. Ma soprattutto, “ricordo anche tutto il lavoro che giornalmente facciamo nella diagnostica delle malattie infettive. Un lavoro senza il quale – sottolinea – credo che tutti staremmo molto male”.
La microbiologa concorda invece con Figliuolo quando il commissario osserva che, sul vaccino anti-Covid di AstraZeneca, “sono state fornite più di 10 raccomandazioni diverse in 6 mesi” e questo “non ha giovato”, anche perché il prodotto sviluppato dall’azienda anglosvedese con l’università di Oxford “è risultato efficace e costa meno di tutti gli altri”.
“Proprio noi virologi lo abbiamo evidenziato fin dall’inizio – precisa Gismondo – Quello di AstraZeneca è un vaccino con adenovirus”, un prodotto per cui fra l’altro “si sapeva già quali potevano essere i potenziali effetti collaterali. La comunicazione è stata disastrosa e sono state disastrose anche le indicazioni” riviste più volte a stretto giro, “prima per una fascia d’età e poi per un’altra”. Un ‘balletto’ informativo che “ha creato nella gente un diffuso senso di incertezza”, di disorientamento. Sono stati questi, secondo l’esperta, i sentimenti che hanno seminato il dubbio “in quella fascia di persone non puramente no vax, ma solo scettiche di fronte a una vaccinazione presentata così male”.