(Adnkronos) – Segna il suo esordio al G20 di Bali intervenendo alla prima sessione plenaria ‘Food and Energy Security’, unica donna a capo di un governo a sedere al tavolo dei Grandi del mondo. Giorgia Meloni, nel suo primo intervento al summit, si sofferma sulla guerra in Ucraina, sulla crisi energetica che ne è scaturita, e su quella alimentare, un’emergenza drammatica con cui il G20, che naviga in “acque tempestose”, è chiamato a fronteggiare, assieme a tutte le altre “sfide” che ha davanti, “con coraggio”.
“L’anno scorso a Roma nessuno avrebbe pensato che si sarebbe arrivati a questo, con la guerra, la crisi alimentare e l’emergenza energetica – ha sottolineato il premier -. Ma non abbiamo permesso a nessuno di intimidirci. Abbiamo reagito e abbiamo continuato a lavorare insieme. Non solo su energia e cibo, ma anche su tante altre sfide: la difesa dell’ambiente, il contrasto ai cambiamenti climatici, infrastrutture più efficienti, un’istruzione di qualità, assistenza sanitaria per tutti. Le generazioni future meritano un mondo migliore e tutti noi abbiamo il dovere di lavorare in questa direzione”, ha esortato gli altri 41 seduti al tavolo la presidente del Consiglio. Che, nel suo intervento, ha fatto il punto anche sul dossier ‘energia’, mentre l’Italia continua a combattere con il caro bollette, che morde famiglie e imprese.
“La guerra in Ucraina – ha detto Meloni – ha certamente contribuito ad aggravare la crisi energetica globale. Ma ha finalmente posto in evidenza i tanti errori commessi, almeno dall’inizio del Millennio, nelle politiche energetiche e nei rapporti tra Paesi produttori e Paesi consumatori”. Per questo “l’Italia, insieme all’UE – ha spiegato la premier – sta intervenendo per fare fronte alla spropositata e sproporzionata crescita dei prezzi dell’energia, per aumentare la produzione nazionale e accelerare la diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Tutto questo riducendo la sua eccessiva dipendenza dalla Russia. Altri Paesi hanno maggiori difficoltà nel farlo e vanno sostenuti. Dal dramma della crisi energetica può emergere, per paradosso, anche l’opportunità di rendere il mondo più sostenibile e costruire un mercato più equilibrato, nel quale gli speculatori abbiano meno influenza e i Paesi fornitori abbiano meno opportunità di usare l’energia come un’arma contro altri Paesi”.