Giustizia penale, ritratto in numeri tra pandemia e archiviazioni

La giustizia penale in Italia non è un percorso lineare, con l’archiviazione come finale più probabile in oltre la metà dei casi e con la pandemia che ha riportato ben oltre l’anno il tempo medio minimo per lo svolgimento di un processo. Tra mancanza di mezzi e burocrazia organizzativa dei tribunali, la situazione è a macchia di leopardo sul territorio. 

Ecco una fotografia della situazione della giustizia penale in Italia, ottenuta da Adnkronos in collaborazione con Expleo e basata sulla grande mole di dati messa a disposizione dal Ministero di Grazia e Giustizia.  

In particolare sono stati analizzati i dati condivisi da Dg-Stat, cioè la Direzione generale di statistica e analisi organizzativa del Ministero, istituita con decreto del Presidente della Repubblica nel 2001, collocata presso il Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi (DOG), fa parte del Sistema Statistico Nazionale. 

Quanto segue è un’analisi basata sui dati relativi al periodo 2014-2020, seguendo quindi la nuova geografia giudiziaria entrata in vigore a settembre 2013.  

Due definizioni importanti da tenere presenti per comprendere le evidenze sono il Clearance Rate e il Disposition Time. Il primo è il rapporto tra i processi definiti e i processi sopravvenuti, mentre il secondo è l’indice che la Commissione Europea per l’efficienza della giustizia (CEPEJ) ha stabilito per monitorare il lavoro dei tribunali: una vera formula matematica che si calcola moltiplicando 365 per il rapporto tra i processi pendenti finali e i processi definiti. Questi due indicatori rendono paragonabili i risultati del lavoro dei vari tribunali, aiutando a individuare zone e periodi migliori o peggiori per quanto concerne l’efficienza.  

In tempi di riforma della giustizia è bene sapere come, per i processi penali, la conclusione più probabile sia l’archiviazione, che sopravviene in almeno 60% delle occasioni.  

Rapportando il numero di decreti di archiviazione al numero dei procedimenti totali definiti nel 2020, per Distretto, vediamo che, per tutti, più della metà delle definizioni avviene tramite archiviazione, se si considera che il rapporto percentuale più basso è del 60%, nei Distretti di Lecce e di Reggio Calabria. I Distretti che presentano il rapporto più elevato, invece, sono quelli di Brescia (84%), Campobasso (84%) e Potenza (83%). 

 

 

Analizzando in dettaglio quanto avvenuto nel solo 2020, i primi cinque Tribunali ordinari Gip e Gup per numero di procedimenti definiti tramite decreto di archiviazione sono:  

Il grafico mostra come l’archiviazione sia la modalità di definizione dei procedimenti più utilizzata, ma ci dà anche misura del divario esistente con le altre tre tipologie di definizione (rinvio a giudizio; sentenze di rito alternativo; decreti di condanna esecutivi). Infatti, per tutti e cinque i Tribunali, il rapporto tra decreti di archiviazione e il totale dei procedimenti penali definiti è superiore al 70% (in ordine: 79%, 88%, 76%, 72%, 76%). 

 

 

Osservando il trend dei cinque Tribunali con il maggior numero di procedimenti definiti con decreto di archiviazione, nel periodo 2014- 2020, vediamo che, per tutti, il numero decresce nel corso degli anni: la variazione più significativa è del Tribunale di Torino che passa da 32.705 decreti di archiviazione nel 2014 a 8.594 nel 2020 (-74%).  

Il Tribunale di Brescia presenta un andamento altalenante: dopo un iniziale decremento, a partire dal 2018 si assiste ad un incremento, passando da 11.363 a 14.069 archiviazioni nel 2020. 

 

 

L’emergenza Covid è costata al sistema penale un generale rallentamento nel 2020, riportando la la stragrande maggioranza dei processi penali a necessitare di oltre 400 giorni per concludersi. Considerando l’Italia dei processi penali suddivisa in cinque aree (NordEst; NordOvest; Centro; Sud; Isole) in base al Disposition Time, dal 2014 al 2020, l’andamento della durata media in giorni dei processi penali italiani, costruisce un grafico altalenante. 

L’area geografica che si dimostra più rapida in termini di durata attesa di un procedimento penale è il NordEST, che, negli anni 2016, 2018 e 2019 assume valori di Disposition Time al di sotto dei 300giorni. 

Il Centro e le Isole impiegano invece generalmente più tempo nello smaltire i procedimenti penali. 

In tutta Italia si osserva un rallentamento complessivo nel 2020. 

 

 

In base al Disposition Time è possibile osservare, tra il 2019 ed il 2020, un allungamento della durata media dei processi penali del 22,4%, passando da un valore complessivo italiano di 337 giorni del 2019 a 413 del 2020.  

Osservando le aree geografiche è possibile constatare come il NordOvest abbia registrato l’aumento maggiore della durata, il 26,7% in più di giorni attesi, a seguire il Sud e le Isole con un aumento del 23,6% c.a.  

Il Centro ha visto un aumento del 21% e il NordEst del 15,3%. 

 

 

In termini di Clearance Rate, osservando le aree geografiche, è possibile constatare come nel 2020 tutti i tribunali di Italia hanno registrano un calo delle performance in ambito penale.  

Il NordOvest ha registrato il decremento maggiore della performance, riuscendo a definire quasi il 7% in meno rispetto ai casi sopravvenuti; a seguire il Sud e le Isole con -6% circa.  

L’area geografica che ha subito meno l’impatto della pandemia risulta essere il NordEst, che, rispetto al 2019, registra un decremento di solo il 2,4%. 

 

 

Il Clearance Rate, a livello regionale, nel 2020, mostra un quadro della performance dei tribunali, in ambito penale, fortemente appesantito dalla pandemia. Le uniche regioni che hanno mantenuto una performance superiore al 100% sono Toscana e Calabria, che registrano un CR del 101,4%. Guardando l’aspetto del Disposition Time, si nota invece il virtuosismo delle regioni Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, che registrano nel 2020 rispettivamente 245 e 272 giorni. 

 

 

 

Nel periodo 2014-2020, i tribunali di media grandezza, con un numero di sopravvenuti medio nell’ambito penale tra 25 e 50mila, sono 19.  

Di questi, è possibile evidenziarne alcuni sulla base del Disposition Time e del Clearance Rate.  

L’andamento storico mostra come i Tribunali di Padova e Foggia abbiano avuto un netto miglioramento nella velocità di smaltimento (rispettivamente -103 e -74 giorni circa dal 2014 al 2019).  

Interessante notare come per i tribunali di questa fascia, nel 2016 vi sia stato un miglioramento complessivo nella rapidità di smaltimento. 

 

 

Sulla base delle considerazioni precedenti, questa volta utilizzando come metrica il Clearance Rate, possiamo evidenziare per l’anno 2020: Verona (107%), Santa Maria Capua Vetere (99%), Foggia (98%), Venezia (96%), Cagliari (94%).  

Il trend complessivo è stato altalenante durante gli anni 2014-2019. Alcuni casi particolari sono rappresentati dal Tribunale di Verona, che passa dal 96% nel 2014 al 115% nel 2018; il tribunale di Santa Maria Capua Vetere che nel 2016 è riuscito a definire il 148% di casi in più rispetto a quelli sopravvenuti.  

In linea con il Disposition time, si ha un evidente miglioramento complessivo della performance nell’anno 2016. 

 

 

I Tribunali italiani con un numero medio di sopravvenuti oltre i 50.000, nel periodo 2019-2020, sono Milano, Roma, Napoli, Torino e Brescia.  

Confrontando il Clearance rate di questi Tribunali, con i primi 5 per sopravvenuti nella fascia 25.000-50.000, del medesimo periodo, vediamo come, in generale, vi sia stata una variazione negativa per tutti i Tribunali, in particolare per quello di Milano (-18%).  

Tra i grandi Tribunali, il più virtuoso risulta essere quello di Napoli, che, nonostante il carico di lavoro più elevato, nel 2019 risulta più efficiente di Tribunali più piccoli come Catania, Palermo, Genova e Firenze. 

 

 

Utilizzando il Disposition Time come base di confronto, nel periodo 2019-2020, si osserva una variazione in negativo per tutti i Tribunali, a eccezione del Tribunale di Brescia, che invece registra un miglioramento di 38 giorni.  

Da segnalare il Tribunale di Palermo, che nel 2019 supera in negativo tribunali più grandi come quello di Roma o Milano, e quello di Napoli, che invece risulta tra i primi 3 migliori in termini di Disposition time. 

 

 

Analizzando i dati relativi alle Procure italiane, in particolare il numero dei procedimenti per reati ordinari sopravvenuti negli anni tra il 2014 e il 2020, notiamo come la maggioranza dei suddetti si registra tendenzialmente nelle Regioni del Sud Italia e del NordOvest.  

A livello nazionale il numero è complessivamente in discesa dal 2014.  

Rispetto a quell’anno, infatti, nel 2020, i sopravvenuti in Italia sono diminuiti del 29,4%.  

Il calo più consistente si registra al NordOvest, circa il 34,5% in meno.  

Relativamente al 2020, il numero più alto di procedimenti per reati ordinari sopravvenuti appartiene al Sud, che detiene circa il 27% del totale. Segue il NordOvest con il 24%. Ultime le Isole con il 13% sul totale.  

Rapportando lo stesso numero con quello della popolazione (fonte ISTAT), risulta che il valore più alto appartiene al Sud, con quasi 2 casi ogni 100 abitanti, a seguire le Isole.  

Il rapporto più basso si registra invece nelle Regioni del NordEst. 

 

 

 

La Corte d’Assise è un organo giurisdizionale penale, istituito per i reati di maggiore gravità. Il Codice Penale le attribuisce in linea di massima i delitti puniti con l’ergastolo o reclusione non inferiore ai 24 anni, più, in generale, ogni delitto doloso se dal fatto derivi la morte di una o più persone.  

Analizzando i dati della giustizia penale italiana, relativi al periodo 2014-2020, risulta che il maggior numero di dibattimenti sopravvenuti presso la Corte d’Assise si registra al Sud.  

A livello nazionale l’andamento del valore negli anni non è costante e si nota una riduzione complessiva nel 2017 (250 casi totali). Il 2018 è invece caratterizzato da un aumento dei casi totali sopravvenuti a livello nazionale, pari a 318.  

 

Relativamente all’anno 2020, il maggior numero di dibattimenti sopravvenuti si registra al Sud, con il 41% del totale. Segue il NordOvest con il 18% sul totale. Ultimo il NordEst, 9%.  

Rapportando il numero dei sopravvenuti alla popolazione dell’area geografica interessata, ancora il Sud registra il valore relativo maggiore, con 8 casi per milione di abitanti, seguito dalle Isole con quasi 7 casi per milione di abitanti.  

Il rapporto più basso appartiene al NordEst, con 2 casi per milione di abitanti.  

 

Calano i processi ma calano anche le denunce 

Comparando il numero dei procedimenti penali sopravvenuti in Italia con il numero deli reati denunciati alla Polizia di Stato, forniti dal Ministero dell’Interno, per gli anni 2017-2019, si nota una riduzione di entrambi.  

In particolare, dal 2017 vi è stato un calo di circa il 5% per i reati denunciati e del 4% dei procedimenti penali sopravvenuti. 

 

Circoscrizione giudiziaria: nell’ordinamento italiano, si intende il territorio in cui un organo giurisdizionale esercita i poteri ad esso attribuiti dalla legge, si distingue tra: 

Procedimenti SOPRAVVENUTI: sono i procedimenti (civili o penali) che vengono in essere (sopraggiungono) ad un tribunale nell’anno di riferimento;  

Procedimenti DEFINITI: sono i procedimenti che vengono conclusi dal tribunale (a prescindere dalla modalità di conclusione) nell’anno di riferimento;  

PENDENTI FINALI: sono tutti quei procedimenti che restano da definire a fine anno per il tribunale; sono pari ai pendenti finali dell’anno precedente più i sopravvenuti dell’anno considerato al netto dei definiti.  

Fonte dato: DG Stat, direzione generale di statistica e analisi organizzativa istituita presso il Ministero della giustizia con decreto del Presidente della Repubblica nel 2001;  

Periodo considerato: 2014-2020, seguendo quindi la nuova geografia giudiziaria entrata in vigore il 13/9/2013;  

Flussi penali: divisi per tipologia di dibattimento; dettagli su durata e modalità di definizione per  

Tribunale ordinario monocratico: tribunale che giudica nella persona di un solo giudice;  

Tribunale ordinario Collegiale: tribunale costituito da tre giudici, così come previsto all’articolo 48 dell’ordinamento giudiziario;  

Gip e Gup: Giudice per le indagini preliminari (GIP) presta la sua attività nella fase delle indagini preliminari, esercitando una giurisdizione di garanzia. Giudice dell’Udienza Preliminare (GuP) è la figura preposta a decidere, durante l’udienza preliminare, sulla richiesta del PM di rinviare a giudizio l’indagato.  

Decreti di archiviazione: costituisce l’alternativa all’esercizio dell’azione penale, qualora il Pubblico Ministero presenti al GIP richiesta, al termine delle indagini preliminari, quando la notizia di reato risulta infondata, l’autore del reato risulta ignoto, risulta mancante una condizione di procedibilità, il reato si è estinto o il fatto non è previsto dalla legge come reato, il fatto sia particolarmente tenue. 

(Adnkronos)