(Adnkronos) – E’ l’unica casella del puzzle sul nuovo governo a non essere ancora entrata nel toto-ministri: si tratta del dicastero del Lavoro al momento fuori dal tourbillon di indiscrezioni che stanno accompagnando la nascita dell’esecutivo. Dietro le quinte tuttavia si sta giocando una partita importante considerati i dossier sul tavolo, dalla riforma delle pensioni al Rdc, dal salario minimo alle crisi industriali. E se in un primo tempo si era anche ipotizzato l’arrivo a via Veneto del leader della Lega Matteo Salvini, attualmente il focus sembrerebbe essersi spostarsi verso un tecnico d’area: nel borsino infatti salirebbe, secondo quanto riferiscono fonti ben informate all’Adnkronos, la Presidente del consiglio nazionale dell’ordine dei Consulenti del Lavoro, Marina Calderone.
Una scelta quella del ministro del Lavoro che dovrà essere ‘calibrata’, politicamente, anche con le indicazioni sulle presidenze delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato alle prese con partite parlamentari importanti. Un dicastero di punta, certo non marginale, quello di via Veneto cui toccherà sciogliere alcuni dei nodi che si trascinano da anni e al centro di una campagna elettorale intensa ma, più ancora, alla luce delle emergenze economiche degli ultimi anni, dal Covid alla guerra Russia-Ucraina, un ministero al quale toccherà garantire la tenuta sociale del Paese alle prese con salari sempre più poveri, un precariato sempre più diffuso e una crisi occupazionale che si farà più pesante causa transizione energetica, assicurando per questo un raccordo con le parti sociali e un canale di comunicazione privilegiato tra Palazzo Chigi e sindacati.
E’ questo infatti il tratto dominante dell’identikit che emerge dalle parole di questi mesi da parte di tutti i sindacati, Cgil, Cisl, Uil e Ugl: dialogo, dialogo, dialogo, anche se poi nessuno si sbilancia sulla natura tecnica o politica del nuovo Ministro anche perché, come si ragiona in molte confederazioni, ‘chi va lì è difficile che riesca a mantenere un approccio tecnico: è un dicastero in cui si vivono fortemente tutte le tensioni sociali e quindi la sua alla fine diventerà, giocoforza, una funzione politica’, ragionano i sindacati che sembrano comunque aver raccolto l’apertura al confronto arrivata dalla presidente di Fdi, Giorgia Meloni.
“La nostra è un’apertura di credito verso la democrazia. C’è un risultato elettorale chiaro: la coalizione di centrodestra ha la maggioranza e il diritto-dovere di governare. E noi giudicheremo, come sempre, i governi per quello che fanno”, aveva infatti commentato per tutti il leader Cgil, Maurizio Landini, alle parole che la presidente di Fdi, da Milano le scorse settimane, aveva indirizzato alle parti sociali. “Non ho mai creduto che la politica potesse dare le risposte migliori a qualsiasi materia, ma deve ascoltare i corpi intermedi”, aveva spiegato Meloni.