Green bond e Sustainability linked Bond, ai mercati piace la finanza ‘verde’

(Adnkronos) –
Si allunga la lista di società che ricorrono al mercato per raccogliere finanziamenti all’insegna della sostenibilità, operazioni aperte a gennaio da Webuild e Snam e che hanno poi visto scendere in campo anche Enel, Fs, Credem, Fabbrica Italiana Sintetici, Cdp, Banco Bpm e A2A per una raccolta totale che a metà settembre ha già superato 7 miliardi di euro.  

Alcune operazioni riguardano l’emissione dei cosiddetti Green Bond (Banco Bpm, Credem, Fs, A2A) obbligazioni con cui si finanziano progetti a impatto positivo per l’ambiente. Ad esempio, le Fs hanno dichiarato che acquisteranno nuovi treni per Trenitalia e utilizzeranno queste risorse anche per investimenti sulle linee ad alta velocità. 

Negli altri casi si tratta di Sustainability Linked Bond, con le quali non ci si concentra su uno specifico progetto: i finanziamenti vengono utilizzati per raggiungere obiettivi di sostenibilità nell’ambito di un impegno-quadro (Framework) che è stato preso dall’emittente. Il rispetto o meno degli impegni in tema ESG – ambiente, sociale e governance – va poi a incidere sul costo del finanziamento. 

Questo trend rispecchia l’andamento a livello globale, come nota una recente analisi dello studio legale internazionale Linklaters secondo cui i Green Bond rimangono la categoria di obbligazioni sostenibili dominante, ma i Sustainability Linked Bond hanno visto la crescita più rapida, aumentando di dieci volte da 11 miliardi di dollari nel 2020 a 110 miliardi di dollari nel 2021 e continuando a crescere nel 2022, con 26 miliardi di dollari raccolti a livello globale nel primo trimestre e 27 miliardi di dollari nel secondo trimestre, superando il totale del primo semestre del 2021 a 42 miliardi.  

L’Europa domina il mercato con oltre la metà di tutte le emissioni Sustainability Linked e sta diventando così il più grande mercato obbligazionario sostenibile al mondo. 

In Italia ricorrono a questa forma di finanziamento soprattutto emittenti nel settore dei servizi come finanza, utilities e trasporti, mentre Webuild finora è l’unica grande impresa (Fabbrica Italiana Sintetici ha un fatturato di circa mezzo miliardo di euro) a far parte del settore manifatturiero/costruzioni.  

Nel mondo, i numeri sono diversi: servizi finanziari e servizi pubblici – è ancora Linklaters a dirlo – sono responsabili del 30% di tutte le emissioni Sustainability Linked, mentre i settori manifatturiero e delle costruzioni arrivano quasi al 50%, indicando come le aziende di una ampia gamma di settori utilizzino questo strumento per finanziare il loro cammino verso la transizione energetica. 

L’emissione obbligazionaria di Webuild è stata effettuata all’inizio del 2022 e ha segnato il debutto del gruppo in questo comparto con l’emissione di Sustainability Linked Bond per 400 milioni di euro (a fronte di una richiesta per 900 milioni). Webuild si è impegnata a ridurre del 50% entro il 2025 le emissioni di anidride carbonica generate dal gruppo ma anche derivanti dall’energia acquistata per far fronte ai consumi elettrici (Scope 1 & 2), contribuendo a due obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) fissati dalle Nazioni Unite: l’SDG 9 e il 13.  

Il piano d’azione, inserito nel Sustainability Linked Financing Framework di Webuild, prevede quattro linee di intervento: il principale (55%) consiste in un massiccio ricorso all’uso di energie rinnovabili. 

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