(Adnkronos) – “Questo nemico sionista arrogante a criminale, nonostante il suo fallimento e la delusione dopo tre mesi di aggressione brutale contro Gaza” ora “vuole esportare all’estero la crisi” e “allargare il cerchio dell’aggressione, pensando che questo confonda i calcoli della resistenza e della regione”. Si è espresso così l’esponente di Hamas Khaled Meshal con accuse a Israele, in dichiarazioni riportate dai media dai media arabi e rilanciate dal Times of Israel.
Le parole di Meshal, ex capo dell’ufficio politico di Hamas, arrivano dopo l’uccisione nella capitale libanese Beirut del numero due del gruppo, Saleh al-Arouri.
Secondo Meshal, “il nemico pensa che l’uccisione dei nostri leader spezzerà la volontà della resistenza e indebolirà la leadership”, ma “non sa che questa è una grande illusione”. E, ha sostenuto, in passato “per ogni leader caduto si è elevato un altro leader e il martirio di un leader pone altri sulla stessa strada, con la medesima volontà e determinazione”.
Intanto in Israele si sarebbe trasformata in una lite accesa, in uno scontro furioso tra ministri e vertici militari una riunione che sarebbe dovuta servire per discutere dei piani per il dopoguerra a Gaza e che invece è stata segnata da caos e urla. E’ quanto si legge sul Times of Israel secondo cui sarebbe stato preso di mira da politici di destra – anche da esponenti del Likud del premier Benjamin Netanyahu – il capo di Stato Maggiore delle forze israeliane, Herzi Halevi.
Ad infiammare la riunione, secondo la ricostruzione, sarebbero stati i piani dell’Esercito di indagare sui propri errori, dopo il terribile attacco del 7 ottobre in Israele, la tempistica dell’inchiesta e l’inclusione dell’ex ministro della Difesa, Shaul Mofaz.
E, si legge sul giornale che rilancia notizie di media locali, Netanyahu avrebbe messo fine alla riunione dopo tre ore. Un incontro che era iniziato in contemporanea con l’emergere di notizie secondo cui Halevi stava mettendo insieme una commissione di ex ufficiali della Difesa per fare luce sull’attacco del 7 ottobre mentre prosegue l’offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza, scattata dopo quell’assalto.
E, stando alle notizie, il ministro dei Trasporti Miri Regev si sarebbe scagliato contro Halevi e a lui si sarebbero uniti i ministri di Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, Finanze, Bezalel Smotrich, e Cooperazione regionale, David Amsalem. A difendere Halevi, ci sarebbero stati il ministro della Difesa, Yoav Gallant, e Benny Gantz, che siede nel gabinetto di guerra.
Secondo l’emittente Kan, Netanyahu avrebbe posto fine alla riunione, dicendo a Halevi che “a volte i ministri vanno ascoltati”.
E il leader dell’opposizione, Yair Lapid, non ha perso tempo nel chiedere un nuovo governo. “Quanto trapelato – ha scritto su X – è una vergogna e un’ulteriore prova della pericolosità di questo governo”. Secondo Lapid, “lo Stato di Israele deve sostituire il governo e il suo leader” perché “queste persone non sono degne del sacrificio e dell’eroismo degli uomini e delle donne delle Idf e non saranno in grado di prendere una decisione strategica”. Quindi, “devono andarsene ora”.
In Israele il kibbutz di Nir Oz conferma la morte di un altro dei suoi abitanti, il 38enne Tamir Adar, passati quasi tre mesi dall’attacco del 7 ottobre. Secondo le notizie riportate dal Jerusalem Post, Adar è stato preso da Hamas, ucciso e il suo corpo è nella Striscia di Gaza. La nonna, l’85enne Yaffa Adar, era stata rapita quel 7 ottobre ed è stata rilasciata lo scorso novembre, durante i sette giorni di pausa nelle ostilità.