“Sotto shock”. Così il corrispondente della Bbc per Gaza, Rushdi Abualouf, descrive gli esponenti di Hamas con cui spiega di aver parlato stamani dopo la notizia dell’uccisione a Teheran di Ismail Haniyeh, leader politico del gruppo. Il corrispondente, ora a Londra, sottolinea come Haniyeh fosse visto da molti come un “leader più pragmatico”.
“Sotto shock” sarebbero anche i “funzionari iraniani”, secondo fonti citate su X dalla giornalista del New York Times Farnaz Fassihi, che parla anche di un “duro colpo per la reputazione dell’Iran in materia di sicurezza”.
Hanieyh, secondo il corrispondente della Bbc, è stato a Teheran almeno dieci volte da quando è arrivato ai vertici del gruppo e “doveva sentirsi al sicuro” nella capitale iraniana: una circostanza che potrebbe avere favorito la preparazione del raid missilistico.
“La Repubblica islamica dell’Iran difenderà la sua integrità territoriale, il suo orgoglio ed e il suo onore e farà pentire gli invasori terroristici per la loro azione codarda”, ha intanto dichiarato il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian.
L’Iran, ha proseguito Pezeshkian, piange “il coraggioso leader della resistenza palestinese, il martire di al-Quds, Ismail Haniyeh” con cui ha condiviso “gioie e dolori”. Il presidente, che proprio ieri ha giurato a Teheran, ha quindi sottolineato che “il martirio è l’arte degli uomini di Dio” e ha evidenziato che “il legame tra le due orgogliose nazioni dell’Iran e della Palestina sarà più forte di prima”.
Anche la Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, ha minacciato una dura rappresaglia contro Israele. Khamenei, secondo quanto riportano i media iraniani, ha dichiarato in una nota che “il regime criminale e terrorista sionista”, uccidendo Haniyeh, “ha preparato per se stesso una dura punizione”.
Sottolineando come il leader di Hamas non avesse paura di “diventare un martire sulla via di Dio”, Khamenei ha aggiunto: è “nostro dovere vendicare il suo sangue” anche per il fatto che l’omicidio è avvenuto “sul territorio della Repubblica islamica”.
“Offro le mie condoglianze alla Ummah islamica, al fronte della resistenza, alla coraggiosa e orgogliosa nazione della Palestina e soprattutto alla famiglia del martire Haniyeh”, ha aggiunto la Guida Suprema.
Nel loro secondo comunicato i Guardiani della Rivoluzione dell’Iran hanno di nuovo minacciato Israele. Secondo i media iraniani, i pasdaran hanno promesso allo Stato ebraico “una risposta severa e dolorosa” da parte del cosiddetto “Asse della Resistenza” e in particolare dall’Iran.
Haniyeh, che viveva in esilio a Doha, è stato ucciso in un raid nella notte contro la sua residenza a Teheran, nel quale è rimasta uccisa anche una sua guardia del corpo. Ieri nella capitale iraniana, oltre ad aver incontrato Pezeshkian, il leader di Hamas aveva visto anche la guida spirituale iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei.
Il missile utilizzato per uccidere il leader di Hamas sarebbe stato lanciato da un altro Paese, scrive il sito di notizie libanese al Mayadeen, vicino a Hezbollah al Mayadeen, citando una fonte iraniana. L’operazione è stata condotta con un missile guidato, quanto affermano fonti citate dal canale saudita Al Hadath, secondo cui l’edificio che ospita la residenza di Haniyeh è stato colpito intorno alle 2 di notte ora locale.
I funerali di Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas ucciso nelle scorse ore a Teheran, si terranno venerdì a Doha, in Qatar. Lo riferisce il canale saudita Al Hadath dopo che l’agenzia iraniana Tasnim ha riferito che probabilmente domani si terrà a Teheran una cerimonia per l’ultimo saluto a Haniyeh, che viveva in esilio in Qatar ma era arrivato nella capitale iraniana per l’insediamento del presidente iraniano Masoud Pezeshkian.
Fino ad oggi, Haniyeh aveva dovuto piangere la perdita di decine di suoi familiari nella Striscia di Gaza dall’inizio dell’operazione israeliana in risposta al massacro del 7 ottobre. Come evidenzia al Jazeera, lo scorso aprile erano stati uccisi tre figli di Haniyeh – Hazem, Amir e Mohammad – in un bombardamento che colpì l’auto sulla quale viaggiavano nel campo di Shati, nel nord della Striscia. In quell’attacco morirono anche quattro nipoti – tre ragazze e un ragazzo – dell’esponente di Hamas, il quale ammise all’emittente del Qatar che 60 membri della sua famiglia erano stati uccisi dall’inizio della guerra. Sempre nel campo di Shati il 25 giugno Haniyeh perse una sorella.