(Adnkronos) – (dall’inviata Elvira Terranova) – Il cuore grande di Crotone e di Cutro si è messo in moto pochi minuti dopo le prime notizie del tragico naufragio di una settimana fa a Steccato di Cutro, costato la vita, finora a 70 persone, tra cui 16 bambini e molte donne. Quando i crotonesi si sono svegliati, la mattina del 26 febbraio, con le notizie frammentarie e poi, via via, più complete, in tanti si sono presentati al Cara di Isola Capo Rizzuto, dove sono stati portati i superstiti, per consegnare vestiti, scarpe, coperte.
Tutto quello che potesse servire ai sopravvissuti, molti sotto choc e tanti che hanno perso figli, madri, padri, amici. Erano talmente tanti i sacchetti arrivati, che un cittadino, si è sentito dire: “La ringraziamo, ma non servono altri vestiti”. Così lui ha lasciato il suo numero di telefono, perché, “se dovesse servire qualcosa, ci sono”. Non pensavano di ricevere l’apprezzamento e “la gratitudine” alla “popolazione locale e alle istituzioni per la solidarietà e l’accoglienza verso questi nostri fratelli e sorelle”, direttamente da Papa Francesco, che lo ha detto oggi nel corso dell’Angelus a piazza San Pietro.
Le stesse scene di solidarietà che si sono ripetute, fin da domenica mattina, all’ospedale ‘San Giovanni Di Dio’ di Crotone, dove sono tuttora ricoverati 13 superstiti. Tra cui alcuni bambini, uno con il Covid. Anche qui sono arrivati giocattoli e indumenti. Ma anche cibo per i più piccoli. Le necessità era però ben altre: chi pagava i pernottamenti dei parenti arrivati da tutta Europa? Dalla Germania, dalla Danimarca, dall’Olanda? A quel punto è toccato alle associazioni ed all’assessorato ai Servizi sociali del Comune di Crotone. E da giovedì è arrivato anche il sostegno della Regione Calabria.
Le associazioni del Crotonese hanno messo a disposizione psicologi, mediatori, tutti i posti letto di cui disponevano. A pagare hotel e B&B ci hanno pensato non solo le associazioni, ma anche imprenditori crotonesi che hanno voluto restare anonimi. C’è anche il camper di “On the road”, posteggiato a pochi metri dal Palamilone, dove sono sistemate le 70 bare. Da anni il camper distribuisce pasti quotidianamente ai migranti, ma non solo. E poi c’è persino chi ha offerto i loculi di famiglia, come un anziana signora di Botricello, o un cittadino di Vibo Valentia che ha messo a disposizione due loculi della sua cappella.
“Sono orgoglioso della risposta della mia gente, la gente di Calabria, davanti a questa terribile tragedia. La popolazione si è mobilitata tutta intera: per salvare i poveri naufragi; per cercare i dispersi; per consegnare generi di prima necessità ai superstiti; per confortare i familiari delle vittime, per piangere i morti”, dice all’Adnkronos Francesco Verri, avvocato di Crotone, che rappresenta legalmente alcune famiglie delle vittime. “Migliaia di persone di ogni età hanno salutato e omaggiato con rispetto e commozione le bare allineate nel palasport – prosegue – E’ come se ognuno di noi avesse perso un familiare in quella notte tremenda. Non c’è differenza fra ‘noi’ e ‘loro’. Non deve più esistere il ‘loro’. Questo è il messaggio mandato – con ferma compostezza – da una Calabria civile, dignitosa, profondamente umana. E con la stessa serietà, con fiducia e senza isterismi, Crotone attende anche di conoscere i risultati delle indagini della magistratura che sta ricostruendo cos’è accadute in quelle ore maledette”.
L’avvocato Salvatore Celso, Presidente Aiga di Crotone, aggiunge: “Ci sono eventi tragici che commuovono tutti noi, siamo, purtroppo, “abituati”, ad accendere la TV e in quell’attimo in cui viene divulgata la notizia sentiamo un nodo al petto. Poi ascoltiamo i commenti, le polemiche e magari finiamo per farci anche la nostra idea più o meno critica sulle responsabilità e su ciò che si sarebbe potuto o dovuto fare”.
“Poi una mattina capita di svegliarsi e quello stesso TG che ascolti tutte le mattine ti fa apprendere che uno di quegli eventi è accaduto proprio dietro l’angolo di casa, senti che un barcone carico di persone è naufragato sulle coste della tua città – dice ancora l’avvocato- Le notizie si susseguono, nei giorni a seguire vedi direttamente con i tuoi occhi il dolore di chi ha perso figli, fratelli, genitori o semplici compagni di quel maledetto viaggio. A quel punto non hai più il filtro della TV o della lettura tramite un giornale ed il pensiero è solo per quelle persone, quei fratelli per chi crede in Dio, e le polemiche a cui ti interessavi quando la notizia non l’avevi vissuta direttamente, perdono, almeno in questa fase, quella centralità che spesso gli avevi attribuito”.
“In questa circostanza hai visto i gruppi di messaggistica diventare vettore di richieste di ciò che poteva essere utile fare e inizi a comprendere un senso di comunità fra i tuoi concittadini e di empatia con chi vive quel dramma, che non sapevi neanche tu potesse essere così forte – conclude il legale – Non c’è stato un solo concittadino con cui abbia avuto modo di parlare o di confrontarmi che non abbia avuto quale primo pensiero “come possiamo renderci utili?” “cosa possiamo fare?”. In tutto questo dolore, possiamo però affermare che tutti noi Crotonesi non abbiamo esitato un solo secondo nel sentirci fratelli, sorelle e amici di tutte quelle persone direttamente coinvolte e che con loro stiamo condividendo il dolore di una tragedia che altri uomini, evidentemente, privi di quel senso di umana fratellanza hanno causato”.