(Adnkronos) – “Una ferita aperta”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha commentato la devastazione della Chiesa di Santa Maria di Gesù a Palermo quasi completamente distrutta dopo l’incendio di martedì scorso, quando la città è stata circondata dal fuoco con temperature che hanno sfiorato i 50 gradi.
Il Capo dello Stato, arrivato al convento dopo avere lasciato il Palazzo di giustizia per commemorare il giudice Rocco Chinnici a 40 anni dall’omicidio, è stato accolto dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, insieme con il prefetto Maria Teresa Cucinotta, il governatore Renato Schifani, il sindaco Roberto Lagalla e la sovrintendente Selima Giuliano. A fare da ‘cicerone’ il frate che gestisce la chiesa distrutta nei giorni scorsi dalle fiamme, padre Vincenzo, che lo ha accompagnato tra le rovine della chiesa. Nel cimitero della chiesa riposa anche il giudice Paolo Borsellino.
Il rogo martedì ha spazzato via tutto, compreso il tetto ligneo dell’antico monastero dei frati cappuccini all’interno del cimitero di Santa Maria di Gesù. Quando il rogo ha raggiunto il convento decine di volontari e residenti si sono messi al lavoro per mettere al sicuro tutto quello che c’era all’interno e quel che resta delle spoglie di San Benedetto il Moro conservate nella chiesa del convento, distrutta dall’incendio divampato sul monte Grifone, e portare via le immense opere d’arte dal ricchissimo valore artistico-culturale. Del co-patrono di Palermo sono rimaste solo alcune ossa che sono state portate nella chiesa di Terrasanta. Ai presenti il Capo dello Stato ha chiesto di “impegnarsi per restaurarla”. Poi, ha voluto sapere quali sono stati i beni “andati persi” e quali “beni mobili si possono restaurare”. Il Presidente, come apprende l’Adnkronos, si è poi informato sulle modalità dell’incendio.