Israele, attacco all’Iran: dai messaggi ai raid, cosa è successo

(Adnkronos) –
Un attacco di circa 5 ore, con oltre 100 aerei, per colpire obiettivi militari. Israele nelle prime ore del 26 ottobre compie la rappreseglia per rispondere all’attacco missilistico sferrato dall’Iran lo scorso 1 ottobre. “Missione compiuta”, annunciano le forze di sicurezza israeliane (Idf) alla fine dell’operazione. “Danni limitati”, replica Teheran dopo una nottata cruciale. Ecco cosa è successo. 

 

Israele ha avvertito l’Iran prima di condurre l’attacco nella notte, invitando Teheran a non reagire per evitare un conflitto più ampio, come ricostruisce Axios’ citando tre proprie fonti. Il messaggio israeliano all’Iran sarebbe stato veicolato attraverso parti terze, tra cui il ministero degli Esteri olandese. “Gli israeliani hanno chiarito in anticipo agli iraniani cosa avrebbero attaccato e e cosa non avrebbero attaccato”, la ricostruzione di una fonte. 

Secondo altre due fonti citate da Axios, Israele ha anche avvertito l’Iran che, se avesse reagito, gli attacchi futuri sarebbero stati più potenti. Annunciando la fine degli attacchi, il portavoce dell’Idf, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha avvertito che se l’Iran dovesse “commettere l’errore” di intensificare ulteriormente gli attacchi, Israele risponderebbe. 

 

Israele ha avviato l’azione con una serie di raid aerei che inizialmente hanno colpito anche la Siria: i caccia hanno ‘liberato il campo’ per procedere all’offensiva nei confronti degli obiettivi militari in territorio iraniano, colpiti in due ondate principali: la prima iniziata attorno all’1 italiana (le 2.30) di Teheran, la seconda alle 4 italiane (le 5.30 in Iran). 

Secondo quanto rivelato al Washington Post da un anonimo alto funzionario israeliano, tra gli obiettivi di Tel Aviv ci sarebbero beni militari, tra cui impianti di produzione di missili e siti di difesa aerea, specificando che gli attacchi non sono stati indirizzati alla produzione di petrolio o ai siti di ricerca nucleare iraniani – obiettivi che potrebbero rapidamente portare a un’escalation tra i due Paesi. 

“Il regime iraniano e i suoi proxy nella regione hanno attaccato Israele senza sosta dal 7 ottobre – su sette fronti – compresi gli attacchi diretti dal suolo iraniano”, ha dichiarato il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane, Daniel Hagari, che poco dopo l’inizio del bombardamento ha ricordato che “come ogni altro Paese sovrano del mondo, lo Stato di Israele ha il diritto e il dovere di rispondere”. 

L’esercito israeliano ha reso noto che gli attacchi sono stati diretti dal Capo di Stato Maggiore dell’Idf, Herzi Halevi, e dal Comandante dell’Aeronautica, Tomer Bar, da un bunker sicuro sotto il quartier generale dell’esercito a Tel Aviv. Nella stessa struttura, il premier Benjamin Netanyahu. Le capacità difensive e offensive del Paese sono state mobilitate nella loro totalità. Tutti gli aerei impiegati nelle operazioni sono rientrati alle rispettive basi. 

 

Gli Stati Uniti sono stati informati in anticipo degli attacchi israeliani, ha dichiarato al Washington Post un funzionario della difesa statunitense, parlando a condizione di anonimato, specificando che Washington non è coinvolta nell’operazione pur sostenendola. Il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale, Sean Savett, ha descritto i raid di Israele contro l’Iran “come un esercizio di autodifesa” in rappresaglia a quanto successo quattro settimane prima. 

Per gli Stati Uniti, la rappresaglia israeliana di questa notte deve ”rappresentare la fine dello scontro militare diretto tra Iran e Israele”, ha detto a bocce ferme un alto funzionario della Casa Bianca, affermando che ”per quanto ci riguarda, questo dovrebbe chiudere lo scontro tra Israele e Iran. I conflitti più ampi nella regione, ovviamente, sono molto più complessi”. 

 

L’Iran ha stilato un bilancio attraverso le news diffuse dai media senza soluzione di continuità. L’organo d’informazione semiufficiale Fars ha riferito che Israele ha preso di mira “diverse basi militari” nell’ovest, nel sud e nella Capitale. Molte emittenti locali hanno minimizzato gli attacchi, mandando in onda la programmazione prevista. Una testata giornalistica ha affermato che i rumori delle esplosioni erano quelli delle difese aeree iraniane. 

L’agenzia di stampa Tasnim, legata al Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche dell’Iran, ha condiviso sui social media un video dello skyline di Teheran, scrivendo: “Non c’è fuoco o fumo in questa scena”. 

L’Iran è pronto “a rispondere all’aggressione israeliana”, hanno dichiarato ufficiali citati da Tasnim. “Non c’è dubbio che Israele affronterà una risposta appropriata per qualsiasi azione intrapresa”, si legge. In realtà, ora dopo ora, prende forma un altro scenario: l’Iran non sarebbe orientato ad agire per rispondere. Anche in questo caso, attraverso terze parti, la linea scelta da Teheran sarebbe stata comunicata a Israele: tramite un mediatore straniero, l’Iran ha fatto sapere che non risponderà all’attacco subito nella notte, come ricostruisce Sky News Arabia. 

 

Il rischio di un’ulteriore escalation non può essere accantonato nella regione scossa da un mese di ottobre ad altissima tensione. La raffica di missili iraniani lanciati il primo contro Israele ha fatto seguito all’uccisione del leader di Hezbollah Hasan Nasrallah a Beirut e all’assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran. E’ di pochi giorni fa, a Gaza, l’uccisione di Yahya Sinwar, numero 1 di Hamas nella Striscia. 

L’eliminazione dei vari leader ha reso difficile per l’Iran mantenere una postura moderata, cercando di evitare un conflitto totale con Israele. Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian in un post su X aveva definito l’attacco iraniano “legittimo”, inquadrandolo come una risposta giustificabile all’escalation israeliana. “L’Iran non è un belligerante, ma si oppone fermamente a qualsiasi minaccia – le parole di Pezeshkian – Questa è solo una frazione del nostro potere. Non entrate in conflitto con l’Iran”. 

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