Israele: “Distrutto il maxi tunnel di Hamas a Gaza”. Cresce tensione con il Libano

(Adnkronos) –
Israele ha distrutto il tunnel più grande di Hamas scoperto sinora nella Striscia di Gaza. E’ quanto hanno annunciato i militari di Tel Aviv. Il cunicolo, con vari ‘passaggi’, scoperto nel nord dell’enclave palestinese a metà dicembre è stato perlustrato e smantellato nelle ultime settimane, hanno reso noto oggi le forze israeliane. L’Esercito ha anche diffuso immagini che mostrano sezioni del tunnel fatte esplodere e militari che gettano cemento in altri passaggi sotterranei. 

Secondo le forze israeliane (Idf), il tunnel – lungo oltre 4 chilometri a una profondità di circa 50 metri – consentiva il passaggio di mezzi. Il ‘labirinto’ era a circa 400 metri dal valico di Erez, tra Israele e Gaza, ma – secondo le Idf – non arrivava in territorio israeliano. Dietro al maxi tunnel ci sarebbe Mohammed al-Sinwar, fratello di Yahya al-Sinwar, capo di Hamas nella Striscia. Secondo la stampa israeliana, il tunnel portava al campo profughi di Jabalya. 

Sale intanto ad almeno 30.631 il numero dei palestinesi che sono stati uccisi nei raid israeliani dal 7 ottobre della Striscia di Gaza, 97 solo nelle ultime 24 ore. Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Gaza aggiungendo al bilancio 72.043 feriti, 123 nell’ultima giornata. 

 

Hamas ha definito “false” le accuse contenute nel rapporto delle Nazioni Unite, nel quale i terroristi vengono accusati di aver commesso violenze sessuali nell’attacco a Israele del 7 ottobre. Secondo quanto si legge in una nota, il rapporto della rappresentante speciale dell’Onu sulle violenze sessuali nei conflitti, Pamela Patten, “non ha documentato alcuna testimonianza da parte di quelle che lei chiama vittime di questi casi: si è basata su testimoni, soldati e istituzioni israeliani che sono stati scelti dalle autorità dell’occupazione per portare avanti il tentativo di provare queste false accuse, che sono state respinte da tutti gli investigatori”.  

  

I continui attacchi di Hezbollah contro Israele stanno avvicinando il Paese alla decisione di un’azione militare in Libano. Lo ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant all’inviato speciale americano nella regione Amos Hochstein. “Siamo impegnati nel processo diplomatico – ha affermato Gallant, secondo un comunicato del ministero della Difesa – Tuttavia, l’aggressione di Hezbollah ci sta avvicinando a un punto critico nel processo decisionale relativo alle nostre attività militari in Libano. Hezbollah sta trascinando le parti in una pericolosa escalation”.  

Proprio oggi Hezbollah ha rivendicato un attacco al confine con Israele, affermando di aver colpito soldati dell’Idf a Birkat Risha, vicino a Zar’it. L’esercito israeliano ha confermato che durante l’attacco è stato lanciato un razzo. 

 

In visita a Washington, dove ha incontrato la vice presidente americana Kamala Harris e il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan, il leader del Partito di Unità nazionale e membro del gabinetto di guerra Benny Gantz “ha insistito sull’importanza di agire oggi per creare un’amministrazione internazionale in cooperazione con i Paesi della regione per promuovere i processi di normalizzazione”. Lo ha riferito il suo ufficio, citato da Haaretz. 

 

Arrestate in Turchia sette persone, tra cui un ex capo della polizia, con l’accusa di aver venduto informazioni al Mossad, il servizio segreto israeliano. Lo ha riferito l’agenzia di stampa Anadolu, precisando che si tratta della terza operazione contro presunte spie al soldo di Israele in Turchia dall’inizio dell’anno. Su X il ministro dell’Interno Ali Yerlikaya ha riferito che l’operazione è stata condotta da unità dell’antiterrorismo e dell’intelligence e che nelle abitazioni dei sette sono stati rinvenuti cimici, pistole, droga e materiale digitale. Tra gli arrestati anche l’ex capo della polizia Hamza Turhan Ayberk, accusato di essere a capo di un gruppo, che comprende dipendenti pubblici, che raccoglieva informazioni per il Mossad su persone e società mediorientali in Turchia. Tra gennaio e febbraio sono già state arrestate 41 persone con l’accusa di legami con i servizi israeliani. 

 

 

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