Israele ha congelato l’attacco di terra a Gaza in attesa che i missili Usa arrivino in Medioriente per offrire ulteriore protezione ai militari americani. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ribadisce che “Hamas è come l’Isis”, marcando ancora le distanze rispetto al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Da Washington, Joe Biden traccia la linea tra passato, presente e futuro: l’attacco di Hamas, dice il presidente degli Stati Uniti, ha cambiato tutto, non si potrà più tornare allo status quo precedente al 7 ottobre e bisogna lavorare per arrivare alla creazione di 2 stati.
Netanyahu parla in serata e ribadisce concetti già espressi. Hamas è come l’Isis, terrorismo puro per il premier israeliano. L’attacco via terra ci sarà, le forze armate “si stanno preparando” e i vertici – istituzionali e militari – non forniranno dettagli né indicazioni perché la priorità è “proteggere la vita dei nostri soldati”. “Ci stiamo preparando per un’incursione di terra. Non specificherò quando, come e quanti uomini” saranno utilizzati.
“Non darò dettagli nemmeno sulla varietà di considerazioni, la maggior parte delle quali non sono note all’opinione pubblica. Ed è così che deve essere. Questo è il modo in cui proteggiamo le vite dei nostri soldati”, dice il capo del governo evidenziando che “la tempistica dell’operazione è stata determinata all’unanimità dal gabinetto di guerra e dal capo di stato maggiore”.
In Israele, opinione pubblica e parte della stampa continuano a chiedere conto di lacune e errori che hanno portato al massacro del 7 ottobre. Netanyahu non dribbla la questione e afferma che “tutti dovranno dare risposte, lo farò anche io”, senza assumersi – al momento – responsabilità come invece hanno fatto esponenti delle agenzie di sicurezza.
L’attacco ci sarà, ma Israele deve aspettare il semaforo verde. E’ il Wall Street Journal a delineare il quadro che si allarga fino a Washington. Gli Stati Uniti hanno chiesto a Israele di rinviare l’invasione della Striscia di Gaza perché hanno bisogno di tempo per piazzare i sistemi di difesa aerei aggiuntivi a protezione delle forze armate a stelle e strisce nella regione in cui il rischio di attacchi, in particolare dall’asse che fa capo all’Iran, è sensibilmente aumentato nelle ultime settimane.
I vertici di Israele – a livello istituzionale e militare – da giorni ripetono pubblicamente che l’attacco a Gaza non è questione di ‘se’ ma di ‘quando’. La macchina militare sta ultimando i preparativi e passerà all’azione con un’offensiva che punta a eliminare Hamas da Gaza.
A Washington, i vertici militari Usa sono impegnati in una corsa contro il tempo per dispiegare una decina di sistemi di difesa aerei nella regione – nelle basi in Iraq, Siria, Kuwait, Giordania, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti – a protezione delle truppe minacciate da lanci di missili e razzi da parte di gruppi filoiraniani che già nei giorni scorsi hanno intensificato gli attacchi contro obiettivi Usa. In un quadro estremamente precario, Washington vuole minimizzare i rischi di un allargamento del conflitto. Gli americani sono riusciti finora a convincere gli israeliani a rimandare fino a quando questi sistemi dispiegati, cosa che potrebbe avvenire la prossima settimana.
Da Washington, il presidente Biden nega di aver avanzato richieste pressanti. “Non ho chiesto” a Israele di rinviare l’invasione per avere più tempo per il rilascio degli ostaggi, dice il presidente muovendosi sulla linea sfumata della ‘moral suasion’: a Netanyahu ha detto che rinviare l’operazione “se è possibile per far uscire queste persone in modo sicuro, è quello che dovrebbe fare: è una loro decisione, ma non l’ho chiesto”. Insomma, un ‘suggerimento’ difficile da ignorare.
Biden esprime anche certezze: “Non ci sarà alcun ritorno allo status quo” dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, “il prossimo passo è la soluzione a due stati”, dice. A Israele, il presidente americano invia un altro messaggio: “Continuo a essere preoccupato per i coloni estremisti che attaccano i palestinesi in Cisgiordania. Stanno attaccando i palestinesi in posti in cui hanno diritto di stare, questo deve essere fermato subito”.
A Gaza, afferma, “sono sicuro che innocenti siano stati uccisi” ma “non ho fiducia nel numero che i palestinesi stanno dando” per quanto riguarda le vittime. “Penso che dovremmo essere incredibilmente attenti – ha affermato – Israele dovrebbe essere incredibilmente attento per essere sicuro di concentrarsi sulle persone che stanno diffondendo questa guerra contro Israele…Ma non ho fiducia nel numero che i palestinesi stanno usando”.