Lampedusa, dalle lacrime per la morte di Rokia alla felicità per la nascita di Fatima

(Adnkronos) – (dall’inviata Elvira Terranova) – “Non può immaginare la felicità per la nascita della piccola Fatima avvenuta, la notte scorsa, sulla motovedetta della Guardia costiera. Quelle lacrime di gioia ci hanno aiutato a superare le lacrime di amarezza per la morte di Rokia, appena due giorni fa…”. Moussah è ancora emozionato. Lunghe trecce nere tirate all’indietro, barba e baffi, ha gli occhi che sorridono. Moussah, che tutti qui a Lampedusa chiamano ‘Mosè’, è il giovane mediatore culturale assunto di recente dall’Asp di Palermo. Ha appena 29 anni e anche lui è arrivato su un barcone, nel 2017. Adesso aiuta i migranti che arrivano a potere parlare con i medici e gli infermieri. La notte scorsa, durante lo sbarco avvenuto a poche miglia da Lampedusa, una giovane donna originaria dalla Costa D’Avorio, ha partorito a bordo della Motovedetta della Guardia Costiera appena approdata al molo Favaloro dell’isola. Non c’è stato il tempo di trasferirla in ambulanza al Poliambulatorio. Assistita da medici ed infermieri dell’Asp di Palermo, Usmaf e 118, la donna, già mamma di un’altra figlia, ha messo alla luce una bambina. La piccola Fatima.  

Appena due giorni fa, gli stessi sanitari che hanno fatto partorire la neo mamma hanno fatto di tutto per salvare un’altra bambina, Rokia, di due anni e mezzo, anche lei della Costa d’Avorio. Ma non ci sono riusciti. E’ morta per sindrome di annegamento nel naufragio che c’era stato poche ore prima al largo di Lampedusa. “Abbiamo provato in tutti i modi di salvarla – racconta Moussah all’Adnkronos – Ma aveva bevuto troppa acqua e i polmoni erano ormai compromessi. Una rianimazione durata oltre un’ora”.  

E’ stato lo stesso mediatore culturale, assunto appena pochi mesi fa dall’Asp di Palermo, a dovere dire alla giovane madre di Rokia che la bimba non ce l’aveva fatta. “Momenti drammatici dice – La ragazza era spaventata, disperata, triste. Per arrivare in Italia aveva fatto tanti sacrifici”. E’ stata la giovane mamma a raccontare a Moussah, in dialetto Jali, la lingua che si parla in Costa d’Avorio, che durante il naufragio aveva tentato di salvare la piccola. Ma è scivolata in acqua. “Io cercavo di tenerla più in alto che potevo. Ma quando siamo state soccorse, aveva già gli occhi chiusi”, ha raccontato al mediatore culturale. “E’ solo colpa mia”, ha continuato a ripetere la mamma di Rokia. “Non avrei dovuto portarla con me nel viaggio”. La donna è adesso all’hotspot assistita da una psicologa dell’Asp. 

Mentre la piccola Fatima, nata la scorsa notte, con la mamma sono all’ospedale di Agrigento dove vengono curate, dopo il parto nella motovedetta. Ad assistere la giovane donna sono stati gli operatori sanitari Angela Ferruzza, Cristina Geraci, Veronica Billeci, Maria Raimondo, Filippo Brancaleone e Nadia D’Agostino, oltre al mediatore culturale dell’Asp, Moussah. Trasferiti poi al Poliambulatorio di Contrada Grecale, gli operatori del PTE, Mauro Marino, Franco Galletto e Francesco Zappalà hanno stabilizzato mamma e figlia, prima del trasporto in elisoccorso all’Ospedale di Agrigento, dove adesso sono ricoverate per il normale decorso post partum.  

 

A coordinare il Presidio medico di Lampedusa è il dottor Francesco D’Arca. Che oggi farà l’ispezione cadaverica sulla piccola Rokia. Con il suo arrivo, pochi mesi fa, è stata raddoppiata la squadra di emergenza sbarchi, con due ambulanze, due autisti, due medici, due infermieri, affiancati dal rianimatore del 118 e dai medici dell’Usmaf, gli uffici di Sanità marittima, aerea e di frontiera. Ed è stato proprio D’Arca a volere un mediatore culturale, Moussah, che parla diversi dialetti e lingue, come il Fula, Malinke, Susu, Jula, Bambara, Konia. “Questa nascita ci ha un po’ sollevato il morale, dopo la morta di Rokia”, dice il giovane mediatore culturale, mentre si appresta a lasciare Lampedusa. Oggi torna a Palermo per trascorrere le festività natalizie con i propri cari. E subito dopo Natale tornerà a Lampedusa. Pronto per nuove emergenze sanitarie.  

(Adnkronos)