Al momento “non sappiamo molto” sulla cosidetta Deltacron, ricombinazione tra le varianti Delta e Omicron del covid, e serve “verificare” cosa sia realmente successo. “L’aspetto preoccupante legato a nuove varianti è legato a due fattori: il primo è che sia più contagiosa, e con Omicron è una bella sfida; il secondo è che abbia un livello di patogenicità maggiore. Insomma che si combinino insieme diffusività e aggressività sarebbe il grande rischio, ma è abbastanza improbabile”. Lo spiega all’Adnkronos Salute l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di igiene all’Università del Salento. “Se Deltacron non è più contagiosa di Omicron si spegnerà da sola, come accadrà ad altre varianti perché Omicron ha un vantaggio competitivo elevato”, sottolinea ancora.
Sul fronte lavoro, continua Lopalco, “in un ufficio in cui tutti sono vaccinati con tre dosi di vaccino anti-Covid, non c’è bisogno di fare lo smartworking per ragioni epidemiologiche. Così come non lo è durante le epidemie influenzali. Omicron, nella popolazione generale, sta circolando come una brutta stagione influenzale. Questo non vuol dire sminuirne l’importanza, ma cominciare a gestirla con strumenti ordinari”.