Non sarà a Roma, tranne cambi di programma in corsa. Che con Beppe Grillo non sono mai da escludere. Il garante e padre del M5S non dovrebbe scendere nella Capitale né questa né la settimana prossima: lo ha assicurato lui stesso a chi lo ha sentito in queste ore, dopo che con forza erano girate voci di un suo arrivo imminente per incontrare i parlamentari 5 Stelle. Grillo resta a Genova, ma da lì non perde di vista le acque agitate del Movimento. Compresi i malumori degli eletti per quello che in molti, nelle chat interne, etichettano come un ‘appiattimento sul Pd’.
Per il fondatore del M5S l’asse con i dem “non è in discussione”, così come il sostegno al governo Draghi. L’alleanza col Pd “va preservata”, ha ribadito a chi gli è più vicino – riporta l’Adnkronos – pur riconoscendo che il Movimento, ora più che mai, ha bisogno di uno scatto di reni, di definire con forza la propria identità. Resta poi freddo Grillo, riportano le stesse fonti, verso il neo presidente del M5S, Giuseppe Conte, nonostante i contatti tra i due ci siano. Ma il tono che Grillo usa quando parla con terzi del nuovo leader, raccontano, ricalca quello usato nell’intervento per la chiusura della campagna elettorale di Virginia Raggi a Roma, dunque ironico da una parte -‘il nostro Mago di Oz’- ma anche pungente, ‘ora è in giro nelle piazze e inizia a capire qual è il vero senso di direzione del M5S’.
Non solo. Grillo, che tiene vivi i rapporti con Davide Casaleggio nonostante la rottura tra il presidente dell’associazione Rousseau e il Movimento, avrebbe espresso qualche dubbio -riportano all’Adnkronos- anche sulla necessità del Movimento di dotarsi di una sede fisica a Roma, a due passi da Montecitorio, un altro ‘pilastro’ del pensiero grillino venuto meno. Per ora, però, la riunione con i parlamentari resta in stand-by, anche perché rischierebbe di peggiorare un clima già rovente.
I venti del malcontento spirano infatti sia alla Camera che al Senato. E anche Grillo, fiducioso che l’arrivo di Conte alla guida del Movimento li avrebbe sopiti, è rimasto deluso, riporta chi gli è vicino. Sullo sfondo, poi, le voci di imminenti addii, con una ventina di parlamentari pronti a lasciare. E con la macchina delle restituzioni -elemento non secondario- che continua a incepparsi, nonostante il divorzio con Casaleggio: “Anche chi sta restituendo qualcosa – spiega all’Adnkronos un eletto che ha smesso di farlo da tempo – sta dando per lo più i 1.000 al partito, non i 1.500 delle restituzioni”.
I ‘ribelli’ del resto non temono ‘solleciti’ imminenti da parte dei vertici: “Se ci spingono alla porta prima della votazione del Presidente della Repubblica sono pazzi”, la convinzione. “Il malessere è diffuso – spiega un eletto, chiedendo riservatezza -non è l’alleanza col Pd che lo genera, ma l”assenza’ del Movimento, la mancanza di un plus, di un valore aggiunto. Conte deve nominare immediatamente la segreteria, scelte istantanee senza perdere altro tempo. E individuare 3-4 punti forti, che ci diano una connotazione chiara: quelli che un tempo, per intenderci, erano il reddito di cittadinanza e la lotta agli sprechi. Sui canali ufficiali del Movimento da giorni si parla di fascismo e antifascismo, della Meloni e di Forza Nuova. Ma se siamo una fotocopia sbiadita del Pd è chiaro che la gente vota l’originale…”. (di Ileana Sciarra)