Mani Pulite ha fatto tabula rasa dei partiti e delle identità politiche su cui si fondava la democrazia senza eliminare la corruzione. Lasciando, come eredità, le “istituzioni nominali” che raggiungono il loro apice con il Movimento Cinque Stelle. Il critico d’arte Vittorio Sgarbi, intervistato dall’AdnKronos in occasione dei trent’anni dall’inizio di Tangentopoli che cadono domani, boccia su tutta la linea la stagione che ha preso corpo con l’arresto di Mario Chiesa. E, senza usare giri di parole, parla di “un’azione politicamente sovversiva in senso tecnico” e di una vera e propria “catastrofe”.
“Sono stato – racconta – il massimo antagonista di Di Pietro, querelato da lui per aver detto quello che l’ex magistrato ha poi confermato in una sua intervista. Cioè che il risultato dell’azione di Mani Pulite è stato di cancellare i partiti politici”. Si è trattato, “di fatto di un’azione politicamente sovversiva in senso tecnico perché, prima di Di Pietro e di Mani Pulite, c’erano i partiti. Da quel momento sono spariti e sono nate le istituzioni nominali, quelle di Berlusconi, poi quella dello stesso Di Pietro, e anche quella della Meloni. Sostanzialmente si è perduta l’identita per la quale un tempo uno era repubblicano, democristiano, comunista, liberale. Si è perso tutto”.
Insomma, per Sgarbi, Tangentopoli “è stata una violenza contro la cultura in nome di un principio”. Come adesso la situazione “sanitaria ha portato alla violazione di prerogative costituzionali – argomenta – così allora il principio etico di onestà ha cancellato le democrazie basilari, quelle dei partiti, e ha fatto nascere delle forme sostitutive di partiti personali, retorici, fino a quello di Grillo che è il punto di arrivo di Tangentopoli”. La parabola di Mani Pulite, quindi, si potrebbe definire come un percorso che si muove da “Di Pietro a Grillo. E infatti – sostiene Sgarbi – proprio Grillo voleva Di Pietro Presidente della Repubblica qualche anno fa. Tutto questo ha portato ad una devastazione dei principi democratici fondamentali. E’ stata una catastrofe iniziata con l’eliminazione dell’immunità parlamentare”.
Scelta contro la quale si schierò lo stesso Sgarbi che infatti ricorda di essere stato “l’unico, di quattro o cinque contrari, a votare contro l’eliminazione dell’immunità parlamentare”. Averla superata ha significato “sbilanciare il rapporto di indipendenza dei poteri attribuendo al potere giudiziario qualunque facoltà anche arbitraria”. In questa prospettiva, sottolinea Sgarbi, “abbiamo visto delle richieste che potevano avere un fondamento. Ma molte potevano avere un significato politico e lo hanno avuto. E’ stata la distruzione della democrazia”.
L’eredità di Mani Pulite, rincara la dose Sgarbi, è “un deserto, è il mondo grillino che a sua volta sta sparendo. Un tempo sapevo chi era un socialista, un liberale, un comunista. Oggi un Cinquestelle può essere di qualunque parte politica. Uno di Forza Italia è una cosa che non si capisce che cosa sia. Il Partito Democratico è una miscela di comunisti e democristiani. Si è creato una dissoluzione dei principi elementari di appartenenza democratica senza nulla di positivo. Tangentopoli non ha neanche ridotto la corruzione che è rimasta”.
Per Sgarbi “questa dissoluzione è un problema culturale: abbiamo ucciso non il male, la corruzione, ma abbiamo visto uccidere dei grandi ideali. E quello di Craxi è stato un assassinio di Stato”. Per deballare la corruzione “dovevano agire dentro la democrazia non pensando di essere dei commissari. Erano spinti, invece, dall’idea di fare i guerriglieri in nome di una vecchia tradizione sessantottina in cui Andreotti era il capo di tutti i mali”, afferma Sgarbi che conclude: “Un tempo siamo passati da De Gaspari a Moro, adesso da Di Pietro a Grillo”.