Dalle misure contro caro-energia alla Nadef. Si apre una settimana calda per il governo chiamato ad approvare lunedì gli interventi contro i rialzi di elettricità e carburanti e venerdì la Nota di aggiornamento al Def con le stime che faranno da base alla manovra da presentare entro metà ottobre.
Provvedimenti e documenti da redigere entro il sentiero stretto delle incerte prospettive di crescita, i rialzi dello spread, i ritardi del Pnrr, l’onere sui conti da superbonus e stretta monetaria da parte della Bce. Un rompicapo che rende difficile trovare la quadra per la stesura della manovra che, nelle ipotesi del governo, dovrebbe aggirarsi intorno ai 30 miliardi di euro mentre le coperture in cassa certe al momento sono di appena 5,5 miliardi.
Il pacchetto di misure contro il caro-bollette e carburanti è atteso lunedì in Consiglio dei ministri. Tra gli interventi del decreto legge la proroga degli aiuti per le utenze di luce e gas, compreso il cosiddetto bonus bollette; il bonus benzina che sarà caricato sulla social card ‘Dedicata a te’; l’Iva al 5% sul gas e lo stop al mercato tutelato dei clienti domestici con focus in particolar modo sulla situazione dei vulnerabili.
La Nadef potrebbe rivedere al ribasso le stime sul Pil. Pesano sulla crescita le variabili endogene legate al rallentamento dei consumi e degli investimenti, allo stop al superbonus e ai ritardi del Pnrr, ma anche fattori esterni come il rialzo dei tassi della Bce che comporta 14-15 miliardi in più di oneri di rifinanziamento del debito pubblico, il rallentamento dell’economia europea, Germania in testa, e il perdurare della guerra in Ucraina. Nelle ultime stime sul Pil l’Istat ha ribassato la crescita a -0,4% nel secondo trimestre con una variazione acquisita per il 2023 pari a +0,7% contro +1% indicato nel Def di aprile. Per il 2024 il Def prevede 1,5% programmatico. Quanto al deficit in primavera il governo ha previsto un livello del 4,5% nel 2023 e 3,7% nel 2024 in rapporto al Pil; per debito la stima è del 142,1% nel 2023 e al 141,4% nel 2024.
Volendo scremare al massimo le richieste dei ministeri per la manovra servono oltre 30 miliardi. Il rifinanziamento del taglio del cuneo fiscale costa 9 miliardi di euro, il primo step della riforma fiscale accorpando le prime due aliquote 4 miliardi, alla sanità servono almeno 2 miliardi, per le famiglie e la natalità almeno 4 miliardi, per confermare il pacchetto pensioni (nessun ritocco, quindi) 2 miliardi. Altri 6 miliardi servono per le spese indifferibili, missioni di pace, etc. La conferma della tassazione agevolata sui premi di produttività e fringe benefit fino a 3mila euro costa 2 miliardi; infine il rinnovo dei contratti del pubblico impiego per il solo avvio richiede almeno 2. Ma le coperture certe al momento ammontano a soli 5,5 miliardi (4 miliardi di tesoretto ricavati dal migliore risultato del 2023 e 1,5 miliardi di tagli dei ministeri).