(Adnkronos) – “Abbiamo completamente rifatto il folk, perché abbiamo scoperto che l’Italia, oltre che essere piccola e unita, è una nazione dove il folk è nella memoria collettiva di ognuno di noi. Magari non viene passato dai network e nelle radio, eppure è una forma di riappacificazione tra i vari popoli che la gente riconosce immediatamente”. Marco Conidi, frontman e ideatore dell’Orchestraccia, presenta così, in una chiacchierata con l’Adnkronos, le due serate che la band romana ha in cartellone al teatro Olimpico di Roma, dove si appresta a salire lunedì 4 e martedì 5 dicembre. Saranno due serate all’insegna dell’energia, dell’allegria e della musica “che se ne frega delle mode e arriva direttamente al cuore”.
“Tu scopri che pur con le nostre differenze di linguaggio e di abitudini, ci sono delle analogie incredibili che ha questa musica in tutto lo Stivale e anche oltre, in tempi diversi, in posti diversi -spiega Conidi- Abbiamo fatto canzoni dove si mischia la pizzica del Salento con lo stornello, col siciliano, col napoletano. Noi siamo questo”. Il folk è “la cosa più trasgressiva che vedo adesso: si mettono le felpe oversize, cantano il trap, poi tu fai un pezzo di Rosa Balistreri in chiave rock e capisci che sei dieci volte più rivoluzionario”, dice il frontman de L’Orchestraccia citando una delle prime autrici e cantastorie italiane, nata nel ’27.
La band romana di ‘Lella’ e ‘Daje’ torna dunque a calcare il palco del teatro Olimpico che è un po’ il suo ‘quartier generale’, e lo spettacolo si preannuncia in pieno stile ‘Orchestraccia’ ovvero ricco di sorprese, intermezzi, ospiti. Tra Belli e Sciascia, passando per Dario Fo e Petrolini, la musica folk-rock ispirata alla tradizione romanesca accompagna lo spettatore. “Lo show si chiama ‘La figuraccia 11.0’, perché riprende la ‘Figuraccia’ dell’altr’anno al teatro Olimpico”, scherza Conidi. Che spiega: ” Noi abbiamo questa formula che è un concerto contestualizzato in una storia. Non è un musical, non è il teatro-canzone ma dentro il teatro facciamo concerti contestualizzati dalla trama, da cose che accadono mentre eseguiamo le canzoni. L’altr’anno nel secondo tempo eravamo finiti in carcere, e quest’anno riprendiamo e vediamo cosa è successo”.
Come ogni concerto, anche questo si chiuderà con ‘Lella’, un celebre brano della tradizione romana, o ancor meglio una ballata ‘nera’ che racconta la morte violenta di una donna, un femminicidio. “Avrei voluto da anni che non fosse più da mettere in scaletta, avrebbe voluto dire che il problema era risolto o almeno ridimensionato -dice all’Adnkronos Marco Conidi- Ancora oggi bisogna sensibilizzare in tutti i modi di fronte a questo terribile bollettino che è una strage di guerra, con queste persone che non sono uomini, né maschi, sono solo criminali. Non c’è comprensione, pietismo. A volte la musica può toccare delle corde e arrivare dove che nessun un provvedimento legislativo può arrivare”.
(di Ilaria Floris)