Raffica di sbarchi nella notte a Lampedusa, dove in poche ore sono giunti 209 migranti, portando a 374 persone il numero complessivo degli arrivi in appena 24 ore. In 43, tra cui 12 donne e 3 minori, sono stati soccorsi da una motovedetta dell’assetto Frontex: erano su un barchino in ferro alla deriva a circa 13 miglia dalle coste dell’isola. Sono stati, invece, gli uomini della Capitaneria di porto a intercettare le tre carrette del mare con 37 (tra cui 8 donne), 41 (tra cui 5 donne) e 33 (tra cui 7 donne e 8 minori) migranti.
A bordo di un quarto barchino, che si è capovolto durante le operazioni di soccorso, viaggiavano in 56. Per un uomo, finito in mare, non c’è stato nulla da fare, i tentativi di rianimarlo si sono rivelati vani. Tra i migranti finiti in mare anche una bimba di 4 anni. La piccola, recuperata dagli uomini della Capitaneria di porto è stata condotta nel Poliambulatorio per ricevere le necessarie cure. Adesso è fuori pericolo e sta bene.
E con la nuova ondata di arrivi torna a riempirsi l’hotspot di contrada Imbriacola, dove si trovano circa 700 ospiti a fronte di una capienza di 400 posti. Ieri sera, su disposizione della Prefettura di Agrigento d’intesa con il Viminale, in 230 sono stati imbarcati sul traghetto di linea diretto a Porto Empedocle.
Intanto un nuovo sos arriva dal Mediterraneo centrale. A lanciarlo per un barcone con 100 persone a bordo al largo delle coste libiche è Alarm Phone. “Questa mattina siamo stati chiamati da 110 persone su un gommone. Hanno detto che la loro barca sta affondando e temono il peggio”. L’ong fa sapere di aver provato a segnalare il caso alle autorità. “Finora, non siamo riusciti a contattare al Guardia costiera libica su nessuno dei loro numeri. Serve un soccorso ora”.
55 su Life Support a Marina di Carrara
E’ arrivata al porto di Marina di Carrara la Life Support. A bordo della nave di Emergency ci sono 55 migranti, soccorsi il 15 aprile scorso nel Mediterraneo centrale. Tra loro anche tre donne, tre bambini accompagnati dai 2 ai 7 anni e tre minori che invece hanno viaggiato da soli. Arrivano da Costa d’Avorio, Egitto, Eritrea, Etiopia, Nigeria, Palestina, Sudan, Somalia. Dopo un primo triage sanitario da parte dei medici dell’Usmaf, inizieranno le procedure di sbarco. “Quando ci siamo avvicinati, abbiamo trovato un’imbarcazione in condizioni di grave pericolo – ha spiegato Albert Mayordomo, soccorritore della Life Support –. Era così sovraccarica di esseri umani che molti viaggiavano a cavalcioni sui tubolari. L’odore di benzina era fortissimo, nonostante fossimo all’aria aperta. I loro corpi erano impregnati di benzina, molti avevano ustioni sulle gambe e contusioni dovuti alle condizioni del viaggio”.
Tra loro anche una ragazza nigeriana di 24 anni, rimasta per tre anni in Libia. Per due volte aveva provato a scappare, ma era stata intercettata dalla Guardia costiera libica e riportata indietro. “Ci ha raccontato di essere rimasta per tre anni in uno stanzone con migliaia di persone – dice Roberto Maccaroni, responsabile sanitario a bordo di Life Support -. E’ stata torturata, le hanno rotto un braccio, è stata violentata, ha visto persone morire vicino a sé. Più volte durante il racconto si è interrotta in un sussulto di pianto. Le abbiamo detto che se non voleva andare avanti poteva interrompersi. Lei, invece, ha voluto proseguire dicendoci che era importante che raccontasse la sua storia perché noi la raccontassimo a nostra volta. ‘A voi ascolteranno’, ha detto”. “Nel Mediterraneo, siamo testimoni della vera emergenza migranti: non gli arrivi in Italia, ma le persone che muoiono in mare, in media una ogni 4 ore. È come se il Mediterraneo fosse una zona di guerra”, conclude Emanuele Nannini, capomissione della Life Support.