(Adnkronos) – “Nei porti dell’Ucraina sono bloccati 22 milioni di tonnellate di grano e quel grano serve a fare il pane in alcuni paesi chiave del Mediterraneo e soprattutto dell’Africa settentrionale. E’ sufficiente capire questo per comprendere quanto sia altissimo il rischio che la crisi alimentare produca tensioni sociali, destabilizzazioni politiche e delle vere e proprie crisi umanitarie”. Lo ha affermato Marco Minniti, Presidente della Fondazione Med-Or a margine dell’evento “Il Medio Oriente nel nuovo disordine geopolitico” promosso e organizzato da Med-Or e Atlantic Council.
“E’ evidente – ha proseguito Minniti – che abbiamo una sfida da far tremare le vene ai polsi e per questo è importante aprire quei porti e spingere al massimo per aprire una via negoziale. Un negoziato è diverso da un capitolazione. Trovare una via negoziale significa costringere Putin ad affrontare questo tema. Fino a questo momento è stato evidente che ci si è trovati di fronte ad una porta chiusa, questa porta va aperta con un’operazione che porti a circondare diplomaticamente Putin, a spingerlo verso la pace e verso il negoziato”.
“Per circondare diplomaticamente Putin – ha detto ancora Minniti – la strada passa attraverso il Mediterraneo perché è lì che si trovano quei paesi che in questo momento sono indifferenti e che noi dobbiamo convincere a diventare protagonisti per un nuovo mondo e per la pace. L’Unione europea e l’Italia, per il suo ruolo storico, hanno un compito importante: c’è bisogno di realizzare quella che potremmo definire con un termine un po’ impegnativo una nuova soggettività geopolitica del Mediterraneo allargato”.
“Il quadro purtroppo è l’incombere dello spettro di una guerra lunga che può progressivamente avere degli scenari sempre più globali – ha aggiunto Minniti – Non perché penso ad un’altra guerra mondiale ma perché alcune delle crisi che stanno incubando in Ucraina e che sono partite dall’Ucraina possono diventare delle crisi planetarie. Una fra tutte la crisi alimentare. In questo scenario è necessario pensare al Mediterraneo come ad un soggetto politico in grado di essere protagonista di un nuovo ordine mondiale insieme agli Stati Uniti, alla Cina, all’India e all’Unione europea”.