Montante: “Il nostro Codice etico non era giustizialista, volevamo salvare il paese”

“Il nostro problema era fare capire agli imprenditori la convenienza di denunciare” i loro estorsori “perché avevano paura di perdere gli appalti successivi”. “Noi abbiamo rotto il meccanismo e ribaltato quello che era successo con l’imprenditore Libero Grassi a Palermo”. E’ uno dei passaggi del lungo interrogatorio reso nei giorni scorsi, in diverse udienze, da Antonello Montante, l’ex Presidente degli industriali siciliani imputato per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione nel processo d’appello di Caltanissetta. Le udienze sono a porte chiuse perché il processo di secondo grado si celebra con il rito abbreviato, chiuso al pubblico e alla stampa. L’Adnkronos è adesso in possesso dei verbali con le dichiarazioni rese in aula da Montante, che in primo grado fu condannato a 14 anni di carcere.  

“Il nostro non è stato un Codice etico giustizialista, ma lo abbiamo deciso per salvare il paese”, dice Montante, perché “all’epoca Confindustria isolò Libero Grassi”, l’imprenditore ucciso da Cosa nostra il 29 agosto 1991 per avere denunciato pubblicamente i suoi estorsori mafiosi. “Invece noi quando avevamo notizie chiamavamo l’imprenditore e lo convincevamo a denunciare, io stesso li chiamavo – dice ancora Montante rispondendo alle domande dei suoi legali, gli avvocati Carlo Taormina e Giuseppe Panepinto. “Poi accompagnavamo gli imprenditori”, dice. Poi rivolgendosi alla Presidente della Corte d’appello, Andreina Occhipinti, aggiunge: “Presidente, tutto quello che dico è documentato”. 

Poi Montante ricorda la prima costituzione di parte civile in un processo di mafia a Gela. “A partire dal 2005 – dice – Confindustria Sicilia decise di costituirsi parte civile per la prima volta in un processo di mafia. Era la prima volta in assoluto. Si invitavano i colleghi di Gela a esporsi. Era importante perché era un messaggio, bisognava fare delle scelte. Se stare con lo Stato o con le organizzazioni criminali. Così fu dato incarico all’avvocato Galasso”. “Nello stesso direttivo di Confindustria era stata deliberata anche la costituzione di parte civile di Confindustria in tutti i processi che riguardavano la mafia”, ricorda. E poi parla della “lamentela della Procura di Caltanissetta”, sollecitato dal suo difensore Panepinto, perché c’erano degli associati che “da un lato si costituivano parte civile e altri che pagavano il pizzo”. “Ci sono tutte le documentazioni interne – dice – che confermano queste polemiche”.  

Poi, parlando dell’ex assessora regionale siciliana, Linda Vancheri, sua ex collaboratrice, spiega: “Non è mai stata la mia segreteria. Era una sconosciuta ma fu segnalata dal Prefetto di Caltanissetta di allora, era interprete presso il Centro di accoglienza. Era stata assunta nel 2005 come responsabile dell’internazionalizzazione del sistema Confindustria, non solo locale ma anche nazionale. Era anche la responsabile di ‘Più scuola, meno mafia’ con la moglie di Pietro Grasso che lavorava al Miur. Ed era anche la responsabile per vigilare sui protocolli di legalità. Questo prima ancora di fare l’assessora” dell’ex Presidente Rosario Crocetta. “Ha dovuto vigilare su tutto quello che si scriveva – dice – per evitare errori grossolani, ad esempio su quello che scriveva Marco Venturi”, quest’ultimo oggi uno dei maggiori accusatori di Montante. 

Antonello Montante poi ribadisce: “Non ho mai chiamato Alfonso Cicero”, l’ex Presidente dell’Irsap che si è costituito parte civile nel processo e oggi accusatore di Montante “per chiedergli di non costituirsi parte civile”. “Era lui che mi mandava messaggi ma io non lo mandavo mai”. Parlando de ancora del disegno di legge di riforma dei consorzi Asi, spiega: “Nel 2011 la legge non doveva approvarla la Giunta regionale Lombardo, ma tutti i deputati, cioè l’Ars. La legge poi è stata bocciata. Ma in seguito, tre mesi dopo, è stata approvata perché Confindustria ha insistito spiegando l’importanza”. A fine 2011 l’Ars ha approvato un Ddl che sopprimeva i vecchi consorzi di sviluppo industriale e costituiva l’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive, poi presieduto da Alfonso Cicero. 

Antonello Montante racconta poi delle minacce ricevute. “All’Asi ho avuto danneggiamenti molto pesanti, ma anche biglietti particolari, con minacce scritte, anche su mia figlia. Lì i giovani imprenditori chiedevano le elezioni, ma Confindustria Caltanissetta non voleva indire le elezioni”. Ricorda anche l’intervento dell’ex Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, nel novembre del 2004, presso la Prefettura di Caltanissetta. “In quella occasione Ciampi parlò di un ‘patto tra imprese e sindacati’, questo patto “venne recepito dal Prefetto di Caltanissetta”, dice Montante.  

(Adnkronos)