Mugello, i punti oscuri nella scomparsa del piccolo Nicola

Le scarpine ancora ai piedi, la porta di casa, ma anche i chilometri percorsi e il ritardo nel lanciare l’allarme. Tanti gli interrogativi e i punti tutti da chiarire agli inquirenti nella vicenda della scomparsa nel Mugello di Nicola Tanturli, il piccolo di 21 mesi ritrovato ieri mattina al fondo di una scarpata con un dislivello di 25 metri in un bosco della zona del comune di Palazzuolo sul Senio (Firenze). 

Perché se il bimbo era stato messo a letto indossava i sandali al momento del suo ritrovamento? Com’è possibile che abbia potuto percorrere da solo 4 o 5 km? Perché i cani molecolari che sono passati nella zona del burrone non hanno fiutato la presenza del piccolo? A chi appartengono le tracce di sangue trovate vicino alla porta di ingresso del casolare? E soprattutto perché i genitori hanno aspettato almeno nove ore prima di dare l’allarme e far scattare le ricerche? La Procura fiorentina, diretta dal procuratore capo Giuseppe Creazzo, ha aperto un fascicolo al momento senza indagati e senza indicazione di reato. Ai dubbi dovranno rispondere in primo luogo Leonardo Tanturli, padre, e Pina, madre di Nicola, i genitori che hanno anche un altro figlio di quattro anni.  

Per i carabinieri, che conducono le indagini, il bimbo di neanche 2 anni si sarebbe allontanato da solo dal casolare, vagando per i boschi nei pressi della casa, per circa 30 ore. Sarebbero escluse altre ipotesi da parte degli investigatori dell’Arma. Comunque, i militari della compagnia di Borgo San Lorenzo (Firenze), competente territorialmente, agli ordini del comandante, il maggiore Michele Arturo, sta indagando in tutte le direzioni e sta vagliando ogni elemento utile. 

“Stiamo facendo i primi accertamenti sulla dinamica dell’accaduto e riferiremo il tutto alla magistratura”, ha confermato ieri il maggiore Michele Arturo all’Adnkronos. “La valutazione sul comportamento dei genitori al temine delle indagini sarà naturalmente riferita in Procura al termine d i tutti gli accertamenti, ora è prematura ogni conclusione”. Per evitare ai genitori l’accusa di abbandono di minore, che potrebbe essere il reato ipotizzabile nei loro confronti, i genitori dovranno chiarire con precisione le circostanze e il modo in cui è avvenuta la sparizione del loro bimbo dal casolare. I genitori dovranno spiegare anche perché hanno dato l’allarme per avviare le ricerche solo alle 9 di martedì 22 giugno dopo aver accertato, secondo il loro racconto, la scomparsa di Nicola dal letto da poco prima della mezzanotte del 21 giugno.  

Un particolare da precisare riguarda i sandali che il bimbo aveva addosso quando è stato preso in braccio dal luogotenente Danilo Ciccarelli, che lo ha soccorso nel burrone. Nicola era stato messo a letto con i sandali? E’ possibile pensare che si sia messo da solo i sandali a 21 mesi? Saranno tra le domande che verranno rivolte ai genitori. 

Nicola è stato ritrovato dopo 30 ore a circa 2,5 chilometri di distanza dal casolare in cui abita con la sua famiglia, ma avrebbe percorso forse il doppio della distanza nel suo vagare per i boschi. Il luogotenente Danilo Ciccarelli, comandante della stazione di Scarperia, che ha soccorso il bimbo nel burrone, ha raccontato: “Nel punto in cui ho preso in braccio i piccolo l’erba non era schiacciata e la mia impressione è che lì non avesse passato la notte”. I cani molecolari, che erano passati in precedenza in quella stessa zona, non avevano fiutato nulla di Nicola. L’ipotesi è che abbia girovagato per 4 o 5 chilometri a piedi passando da strade sterrate e cadendo poi nel burrone, come dimostrerebbero i graffi sul corpo, forse provocati dai rovi. 

Infine c’è un mistero che riguarda alcune tracce di sangue che i carabinieri hanno trovato in corrispondenza della porta del casolare. Ma per i militari, che comunque stanno facendo approfondimenti ulteriori sulla questione, il giallo sarebbe già risolto. Nel pomeriggio di lunedì 21 giugno, mentre stava giocando, Nicola sarebbe caduto e si sarebbe sbucciato la pelle. 

“Mentre lo cercavamo la prima notte lo abbiamo sentito piangere a poche centinaia di metri, speravamo di trovarlo: abbiamo fatto un errore a non dare subito l’allarme”, ha spiegato il padre di Nicola al Tg1 sulle 9 ore di buco prima dell’arrivo dei soccorsi. E sulla sparizione, ha spiegato al Corsera, “qui i bambini giocano in libertà, sono sempre fuori… Magari cercava noi che eravamo fuori e s’è perso”, ipotizza. “Negli ultimi tempi è cresciuto di qualche centimetro, adesso – ha detto ancora – riesce a raggiungere la maniglia. Deve avere aperto la porta, forse non ci ha trovato e ha iniziato a cercarci”. 

 

(Adnkronos)