(Adnkronos) – “Non volevo far morire di fame il mio bambino che avevo chiamato Tyler. Gli ho dato il mio latte, l’ho lavato, l’ho accudito. Non ho detto nulla a nessuno della sua nascita perché avevo paura di essere licenziata”. E’ stata una confessione drammatica, tra le lacrime, quella di Jheansel Pia Salahid Chan, 28enne nata a Manila, capitale delle Filippine, accusata del reato di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte del suo bambino morto dopo appena due giorni dopo la nascita a bordo della “Silver Whisper”, nave da crociera di lusso battente bandiera delle Bahamas, dove lei lavorava come addetta alle pulizie e lavapiatti.
La giovane donna oggi pomeriggio, per oltre tre ore, è stata interrogata dal giudice del Tribunale di Grosseto, Sergio Compagnucci, per l’udienza di convalida dell’arresto di domenica sera della Procura dopo che sulla nave, attraccata davanti a Porto Santo Stefano, all’Argentario, i carabinieri sono saliti nella cabina e hanno trovato il neonato morto dopo che il comandante aveva dato l’allarme. All’udienza, con la presenza dell’interprete di lingua inglese, Chan è stata assistita dagli avvocati Giovanni Di Meglio e Chiara Mancineschi. La giovane, secondo quanto è stato riferito all’Adnkronos, avrebbe raccontato di essersi imbarcata perché non riteneva di essere così avanti nella gravidanza. Sarebbe stata sua intenzione, una volta tornata nelle Filippine, affidare il bimbo al padre naturale, con cui ha avuto una relazione già finita.
All’interrogatorio si sono presentate anche le altre due donne indagate in concorso in omicidio volontario, ovvero le colleghe di lavoro che dividevano la cabina con la 28enne e dove ha partorito il bimbo nella mattinata di venerdì 17 maggio. Dorcas Njuguini Mutunduu, 28enne del Kenya, e Kgothadso Mabel Jasmine Mphela, 26enne del Sudafrica, assistite dagli avvocati Mario e Luca Fabbrucci, si sono avvalse della facoltà di non rispondere. Il pubblico ministero Giovanni De Marco ha chiesto la convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere per le tre indagate.
Al termine dell’udienza, iniziata alle 15 e conclusa intorno alle 19, il giudice si è riservato la decisione. Nel frattempo, domani, venerdì 24 maggio, all’ospedale di Grosseto si svolgerà l’autopsia sul corpicino del neonato per accertare le cause esatte del decesso. Le tre donne sono state riaccompagnate nel carcere fiorentino di Sollicciano, dove si trovano da lunedì scorso.