Obbligo vaccinale, sì dei ragazzi nonostante le famiglie: l’indagine

Due adolescenti su 3 favorevoli all’obbligo vaccinale anti Covid. Ma per 4 ragazzi su 10 l’immunizzazione è stata causa di contrasti in famiglia, tanto che ad alcuni di loro è stata vietata. Questa la fotografia degli adolescenti tra i 14 e i 18 anni, intervistati per l’indagine sulla ‘Cittadinanza scientifica’ realizzata da Ipsos per Save the Children, contenuta nella XII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, in uscita l’11 novembre 2021 in libreria con Ponte alle Grazie editore. 

Proprio loro, i ragazzi che nei mesi più duri della pandemia sono stati spesso additati come responsabili del contagio, oggi sono quelli che affermano con forza la loro fiducia nella scienza, pensano che ci salverà dalla pandemia (73%), credono nell’importanza dei vaccini e sono pronti ad affrontare contrasti in famiglia, pur di poter essere immunizzati.  

Si sono informati di più sulle questioni scientifiche in questi mesi di pandemia (67%), ma nonostante questo, spesso si sono sentiti confusi dalle informazioni trasmesse dai mezzi di comunicazione (62%). Eppure hanno le idee chiare: nonostante più della metà degli intervistati (59%) affermi che sia comprensibile che le persone siano spaventate dal vaccino, quasi due adolescenti su tre (64%) sono favorevoli all’introduzione dell’obbligo vaccinale. Una scelta – quella del vaccino – sulla quale sono coerenti anche nelle proprie scelte personali: solo uno su 10 afferma di non avere alcuna intenzione di vaccinarsi, gli altri o lo hanno già fatto (60%) o dichiarano di volerlo fare (30%) nel momento della rilevazione, ad agosto di quest’anno. 

“Gli adolescenti hanno pagato il prezzo più alto della pandemia: non è stata sottratta loro solo la libertà di muoversi negli spazi, ma quella di pensare al futuro con delle certezze. Si sono trovati tagliati fuori dalla scuola, dalla socialità e da tutti quei punti di riferimento in cui erano cresciuti. Ma hanno mostrato ancora una volta di avere forza e di essere capaci di resilienza”, spiega Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children. “La loro fiducia nella scienza è un segnale di grande importanza, che dimostra la loro voglia di guardare al futuro costruendolo su solide certezze. E a quella fiducia, bisogna dare risposte altrettanto concrete perché a questo punto non c’è più tempo: le scelte che farà il Paese oggi delineeranno irrimediabilmente il suo futuro. Un futuro che per i nostri ragazzi è già qui”. 

L’Atlante dell’infanzia a rischio, curato anche quest’anno da Vichi De Marchi, vuole approfondire il tema della cittadinanza scientifica nell’ambito di una più ampia analisi dei territori dell’infanzia e dell’adolescenza. Un viaggio attraverso mappe e dati che provano a ridisegnare la geografia di un paese in cui bambini e adolescenti hanno visto allargarsi ogni giorno le diseguaglianze, con l’aiuto degli esperti e ascoltando le voci dai territori. È possibile immaginare il futuro? È quanto tenta di fare questo Atlante per scoprire che il domani può essere raccontato solo a partire da desideri, bisogni, paure e speranze dei più piccoli e degli adolescenti. Sono loro a raccontarci come immaginano la loro vita, che scuola vorrebbero, in che pianeta sperano di vivere.  

“Misurare oggi le disuguaglianze è importante non soltanto per registrare come la pandemia abbia ulteriormente accentuato i divari, ma perché il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, combinato con gli altri strumenti europei, tra cui la Child Guarantee, e i fondi nazionali, può rappresentare un punto di svolta”, spiega Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia – Europa di Save the Children. “Questi dati della ricerca Ipsos ci confermano la consapevolezza e il senso di responsabilità forte dei giovani, non possiamo continuare a non ascoltarli. Smettiamola di renderli invisibili nelle scelte che li riguardano, apriamo presso Comuni, scuole e associazioni spazi di partecipazione per progettare con i ragazzi e le ragazze il Pnrr sul territorio e lasciamo che siano loro a indicarci la strada per quello che sarà prima di tutto il loro futuro”.  

VACCINO E CONTRASTI IN FAMIGLIA PER 4 RAGAZZI SU 10 

La famiglia, molto più della scuola o degli amici, è il luogo in cui si è discusso di vaccini e di ricerca scientifica nell’ultimo anno. I contrasti sull’utilità dei vaccini sono scoppiati in 4 famiglie su 10, ‘almeno qualche volta’. E’ quanto espresso dai ragazzi, tra i 14 e i 18 anni, intervistati per l’indagine sulla ‘Cittadinanza scientifica’. Tra chi lo dichiara, ben 6 giovani su 10 sostengono che la principale ragione di contrasto è stata il loro essere a favore dei vaccini.  

Tuttavia, solo in pochi casi il contrasto si è tramutato in divieto al vaccino. I giovani che volevano vaccinarsi sono stati liberi di farlo nella maggioranza dei casi (7 su 10) anche se non tutto è filato sempre liscio. Tre su 10, infatti, sono i minori che hanno avuto contrasti in famiglia perché volevano vaccinarsi e hanno dovuto insistere per farlo o si sono trovati in una situazione di impedimento effettivo.  

SOLO IL 17% HA PARLATO DI VACCINI A SCUOLA 

Solo il 17% del campione afferma di aver parlato di vaccini e ricerca scientifica principalmente a scuola con gli insegnanti.  

I giovani si dividono quando viene chiesto loro chi dovrebbe prendere le decisioni sulle regole per combattere la pandemia, ma hanno le idee chiare rispetto alla necessità di considerare la scienza quando si devono prendere decisioni per il Paese: 3 intervistati su 10 sostengono che a prendere le decisioni debbano essere esclusivamente gli scienziati, sempre 3 su 10 che debbano essere i politici, dopo aver ascoltato gli scienziati e ulteriori 3 su 10 affermano che sarebbe meglio fossero i politici dopo aver ascoltato gli scienziati e i cittadini. La scienza ha, dunque, un ruolo centrale sia di indirizzo che di decisione.  

 

(Adnkronos)