Omicidio Mollicone, avvocato Carmine Belli: “Depistaggi hanno portato fuori strada”

(Adnkronos) – Nel processo per l’omicidio di Serena Mollicone, “oggi è un passaggio molto serio e importante, si potranno ricostruire gli aspetti più opachi della vicenda. Sicuramente nei confronti di Carmine Belli c’è stato un atteggiamento fuorviante e di depistaggio ma più in generale ci sono stati numerosi depistaggi e atteggiamenti che hanno portato la giustizia ad andare fuori strada, è un dato che possiamo dare per oggettivo”. Lo ha detto l’avvocato Nicodemo Gentile, legale del carrozziere Carmine Belli, prima dell’udienza del processo in corso davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Cassino per l’omicidio della giovane di Arce uccisa nel 2001. Oggi in udienza saranno ascoltati cinque carabinieri, tra cui l’appuntato Ernesto Venticinque, in servizio ad Arce nel 2001, considerato un teste chiave perché ricostruì gli accertamenti svolti il giorno dopo il delitto.  

Carmine Belli fu processato per l’omicidio e poi assolto nei tre gradi di giudizio. “Carmine Belli è una delle vittime di questa vicenda e non è stato mai risarcito – ha detto l’avvocato – Certo ci sono Serena Mollicone e la sua famiglia ma poi ci sono una serie di protagonisti come anche Santino Tuzi che sono stati stritolati. Belli è una vittima viva di questa situazione complessa sotto il profilo umano e processuale. Lo Stato deve far vedere a Carmine quel volto di umanità che deve avere la giustizia”. 

CUOMO IN AULA: “TUZI NON MI DISSE DI AVER VISTO SERENA IN CASERMA” – “Tuzi non mi disse di aver visto Serena entrare in caserma quella mattina”. Emilio Cuomo, l’appuntato dei Carabinieri in servizio alla stazione di San Giovanni Incarico all’epoca del delitto, ha testimoniato oggi in aula a Cassino nel corso del processo.  

La sera del 1 giugno 2001 Cuomo fu impegnato in un servizio con Santino Tuzi. “Ad Arce siamo andati verso le 00.30 e davanti alla caserma c’erano delle persone che avevano bisogno di aiuto – ha detto in udienza -. Erano due uomini che Tuzi conosceva, mi disse che erano i fratelli Antonio e Guglielmo Mollicone”.  

“Ci dissero che non riuscivano a rintracciare Serena e che nessuno ne aveva notizie – ha aggiunto -, mentre parlavamo con loro fece rientro il maresciallo Mottola, a bordo di una lancia K blu, parcheggiò la macchina e venne verso di noi. Tuzi riferì a Mottola il problema dei Mollicone”. Più tardi Tuzi e Cuomo, secondo il racconto del teste, andarono a portare un plico alla centrale di Pontecorvo per estendere le ricerche a livello nazionale e alle 2.30 tornarono ad Arce. 

(dall’inviata Giorgia Sodaro)  

 

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