(Adnkronos) – “Ho le foto di Delrio coi mafiosi”. A postare il tweet il 7 aprile 2016, sotto una serie di immagini con l’allora ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, accanto al premier Matteo Renzi e i ministri Luca Lotti e Maria Elena Boschi, fu Tommasa Ottaviani Giovannoni, moglie dell’ex ministro Renato Brunetta (ignaro dell’accaduto), che lo pubblicò sotto false generalità. Per quel post su Twitter Tommasa Ottaviani Giovannoni è stata condannata dal Tribunale civile di Firenze per diffamazione aggravata a risarcire il senatore Renzi con una somma di 20mila euro, a cui vanno aggiunte le spese legali per oltre 5mila euro. Il leader di Italia Viva chiedeva mezzo milione di euro di danni. La notizia è stata riportata oggi dal quotidiano ‘Il Tirreno’.
La paternità di quel tweet per mesi rimase misteriosa anche perché l’account era attribuito a un nome di fantasia, Beatrice Di Maio che, visto il cognome, ingenerò pure una presunta responsabilità grillina nel ventilatore mefitico, sparato sui social, tanto da provocare un’interrogazione parlamentare del Pd. Alla fine, fu la stessa autrice del tweet a svelare, nel corso di un’intervista, la propria identità dando sostanza alla querelle politica diventata poi querela. La sentenza del Tribunale di Firenze è stata depositata dal giudice Susanna Zanda in questi giorni. Renzi chiedeva mezzo milione di euro di danni. Nel 2018 anche Lotti aveva querelato la moglie di Brunetta ottenendo un decreto penale di condanna di 1.500 euro, che poi si era scusata.
Per il Tribunale fiorentino il post che ritraeva Renzi “assume un carattere di gratuito svilimento della sua onorabilità di fronte all’opinione pubblica, con una forma espressiva incontinente”. L’aver collegato l’epiteto “mafiosi” in un tweet ai tre politici nelle foto, “tra cui quella che riguarda l’attuale senatore Renzi, senza che sussistesse alcun elemento fattuale che potesse giustificarlo, rende fondata la domanda risarcitoria, per difetto dell’elemento della verità e della continenza, traducendosi in offesa gratuita che esula sia dalla critica politica, sia dalla satira politica che, come dice la stessa convenuta, presuppone un fatto vero che venga poi deformato”.