Anche se a livello globale la ripresa ha leggermente ‘perso slancio’ il Fondo Monetario Internazionale vede rosa sulla crescita dell’Italia e rialza nuovamente la stima sul 2021 con un Pil previsto a +5,8%, con un aggiustamento di 0,9 punti rispetto alla valutazione fatta a luglio e addirittura di +1,6 punti su aprile scorso. Si tratta di una delle poche revisioni al rialzo – e quella di maggiore entità fra le principali economie – contenute nel World Economic Outlook appena diffuso, che invece abbassa leggermente la stima del Pil globale, nonché quella di grandi economie come Stati Uniti e Germania.
Per l’Italia nel 2022 il Fondo conferma la stima di crescita dal 4,2% che dovrebbe riportare il nostro Pil al di sopra dei livelli pre-crisi, dopo il -8,9% registrato nel 2020. Per l’Italia comunque l’Fmi sembra vedere un periodo di crescita continua con un Pil ancora positivo nel 2026 a +1,0%.
A sostenere la crescita italiana, segnala il Fondo, il balzo della domanda privata, stimata in aumento del 4,2% quest’anno e del 5% nel 2022, mentre la spesa pubblica dovrebbe aumentare rispettivamente dell’1,4 e dello 0,8%. Ma l’apporto più forte arriva dalla Gross Fixed Capital Formation, una componente di spesa del Pil che misura anche gli investimenti: per il nostro paese quest’anno è previsto un balzo del 15% (in Germania +3,5%, ad esempio) e del 5,1% nel 2022.
DEFICIT – Gli interventi di stimolo pubblico per la ripresa post-Covid continueranno a scavare un buco nei conti pubblici italiani (e non solo) con un deficit che dal 9,5% del 2020 quest’anno salirà al 10,2% e poi scendere nel 2022 al 4,7%, prevede il Fondo Monetario Internazionale. Il risultato, sommando l’andamento positivo del Pil, è un debito pubblico che dopo il balzo di oltre 21 punti registrato nel 2020 (quando è salito al 155,8%) quest’anno dovrebbe scendere leggermente al 154,8% e nel 2022 al 150,4%. Fra le grandi economie spicca il nuovo deficit dei conti pubblici Usa a -10,8% quest’anno, con un debito balzato al 133,3%, mentre la Germania nel 2021 dovrebbe registrare un -6,8% di disavanzo con un debito al 72,5%.
INFLAZIONE E DISOCCUPAZIONE – La ‘corsa’ dell’economia italiana – che quest’anno dovrebbe crescere del 5,8% – sarà accompagnata da un aumento dell’inflazione e del tasso di disoccupazione, prevede il Fondo Monetario Internazionale, stimando un aumento dei prezzi all’1,7% quest’anno (dopo il -0,1% del 2020) e una leggera accelerazione all’1,8% nel 2022. Si tratta di un trend comune a tutte le principali economie con una stima per l’Eurozona al 2,2% quest’anno e all’1,8% nel 2022, coerentemente con le indicazioni della Bce che ritiene ‘temporanei’ gli elementi alla base della fiammata dei prezzi.
Sul fronte lavoro, il Fondo prevede – una volta esaurite le tutele applicate in occasione della crisi pandemica – per l’Italia un aumento della disoccupazione dal 9,3% del 2020 al 10,3% quest’anno e un ulteriore incremento all’11,6% nel 2022. Nel biennio 2021-22 per l’Eurozona la stima Fmi è di un tasso stabile al 7,3%.
PIL GLOBALE – Dopo l’impatto devastante della crisi aperta dalla pandemia “continua la ripresa globale ma il suo slancio si è indebolito” per via anche della diffusione della variante Delta che “frena un pieno ritorno alla normalità” prevede il Fondo Monetario Internazionale, aggiustando le stime per il Pil globale che per quest’anno è previsto in crescita del 5,9%, con un taglio di 0,1 punti sulla previsione fatta nello scorso luglio. Invariata invece la stima per il 2022 a +4,9%.
Il Fondo evidenzia come il combinato fra pandemia e problemi nelle catene di approvvigionamento globali ha provocato “problemi nelle forniture più lunghe del previsto, alimentando ulteriormente l’inflazione in molti paesi”. Nel complesso, osserva il Fondo nella nota firmata dalla capo economista Gita Gopinath, ‘i rischi per le prospettive economiche sono aumentati e le scelte politiche sono diventate più complessi”.
L’Fmi segnala come la “modesta revisione delle stime, tuttavia, nasconde ampi tagli per alcuni paesi” (ma non per l’Italia): in particolare le prospettive per i paesi in via di sviluppo a basso reddito sono notevolmente peggiorate a causa della dinamica della pandemia.