Le grandi imprese italiane rispondono all’appello di Mario Draghi. Il presidente del Consiglio aveva chiesto agli industriali “un patto economico e sociale da impostare nei prossimi mesi” di fronte al quale “nessuno può chiamarsi fuori”. Il Centro Economia Digitale (Ced) ha presentato nei giorni scorsi alla Segreteria Tecnica del Pnrr, istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ‘Next Generation Italia – Execution’, una serie di proposte operative per l’implementazione del Piano di Ripresa e Resilienza. Il documento, preso in esame dal ministro per lo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti e da altri vertici istituzionali, è stato realizzato con il sostegno e il contribuito di idee e proposte di Enel, Eni, I Capital, Leonardo, Open Fiber, Tim e Tinexta per individuare le priorità e proporre soluzioni in grado di segnare un discrimine tra un uso proficuo e lungimirante delle risorse del Pnrr e il rischio di fare i conti in futuro con un’occasione mancata.
Tre le direttrici su cui si muovono le proposte: l’inserimento organico del Piano in una visione complessiva dell’Italia al 2030, il rafforzamento della collaborazione tra settore pubblico e privato, lo sviluppo di un modello di filiera in cui la transizione delle Pmi sia trainata anche dalle grandi aziende leader. Paesi come Francia e Regno Unito hanno già lanciato importanti iniziative in questa direzione, che l’Italia potrebbe rapidamente e proficuamente intraprendere, specie in alcuni settori altamente strategici.
“L’obiettivo del Pnrr non può e non deve essere solo quello di spingere la ripresa dell’economia dopo la crisi pandemica – spiega il fondatore e presidente del Ced, Rosario Cerra – ma l’occasione per trasformare il Paese e il suo sistema produttivo per affrontare le sfide che avremo di fronte nei prossimi decenni. L’approvazione del Pnrr, infatti, sancisce non solo la disponibilità di ingenti risorse finanziare per il rilancio dell’economia, ma, soprattutto, un’occasione storica per realizzare un cambiamento strutturale fondato sulla capacità trasformativa dell’innovazione e della diffusione delle tecnologie digitali”.
Queste, aggiunge, “possono, in particolare, svolgere un ruolo cruciale per facilitare il passaggio da un modello produttivo basato sulla competitività di costo a uno basato sulla competitività tecnologica, che fa leva su investimenti continui in nuove tecnologie, attività di ricerca e innovazione. È questo secondo modello che deve diventare prevalente in Italia, poiché è quello in grado di fornire una spinta più forte e duratura alla dinamica della produttività e della crescita. La capacità trasformativa delle politiche attuate nel Pnrr sarà l’elemento chiave per il successo del Piano e su questo sarà necessaria una fortissima capacità di indirizzo e di coordinamento”.
Le proposte formulate all’interno del Rapporto, firmato dallo stesso Rosario Cerra insieme a Francesco Crespi, ordinario di Economia a Roma Tre, sono il risultato di un percorso condiviso e partecipato che riguarda la selezione dei temi trattati e l’individuazione delle indicazioni di policy, articolate lungo specifiche aree di intervento: Strutture, Sicurezza e Sviluppo. Per ogni tema 2 affrontato il Rapporto fornisce un inquadramento del contesto di riferimento, gli obiettivi posti nel Pnrr e le specifiche proposte attuative.
Come sottolineato dal Governo stesso, l’impatto effettivo degli investimenti e delle riforme previsti nel Pnrr dipenderà in maniera cruciale dalle modalità con cui questi verranno attuati. In particolare, il Governo stima che nel 2026, anno di conclusione del Piano, il Pil italiano potrà risultare di 3.6 punti percentuali più alto rispetto allo scenario base, in assenza di interventi. Le simulazioni effettuate dal Governo segnalano, però, come tale aumento sarebbe inferiore nel caso in cui l’efficienza degli investimenti fosse più bassa, con un modesto aumento di +1,8 punti percentuali nello scenario a bassa efficienza e un +2,7 se si considera lo scenario medio. Da qui l’esigenza di un documento che affronti il tema dell’esecuzione del Piano dal punto di vista delle grandi aziende italiane. “La capacità di messa a terra degli indirizzi di policy indicati nel Piano – conclude Cerra – rappresenta l’elemento chiave per generare impatti positivi su crescita, occupazione, sviluppo inclusivo e sostenibile. È con questo spirito che riteniamo che la condivisione di queste proposte rappresenti un’importante occasione per rafforzare la capacità di collaborazione tra il mondo produttivo, del sapere, la società civile e le Istituzioni. Collaborazione quanto mai necessaria per il rilancio del Sistema Italia e per, insieme, cambiare in meglio il futuro del nostro Paese”.