(Adnkronos) – Tra Pnrr e fondi della politica di coesione, da fine 2021 al 2029 all’Italia arriveranno 484 miliardi di euro di spese straordinarie ed aggiuntive da programmare, gestire, monitorare e rendicontare, in media 54 mld l’anno. Una quantità di risorse senza precedenti che dovrà essere coordinata da una Pa non in ottima salute. I dipendenti pubblici italiani in Italia sono fermi a 3,2 milioni (a fronte di oltre 3 milioni di pensionati), il 14,5% del totale degli occupati, lontani dai 5,7 mln della Francia, i 5,3 mln del Regno Unito e i 5 mln della Germania. Hanno un’età media di quasi 50 anni, fanno poca formazione (spendiamo appena 40 euro l’anno a persona per l’aggiornamento) e, nonostante una buona quota di laureati (il 42,6%), hanno principalmente competenze giuridiche, adatte a gestire procedimenti più che progetti, spesso disallineate dalle reali esigenze. Sono alcuni risultati della ricerca su Lavoro pubblico 2022 realizzata da Fpa, società del Gruppo Digital360, presentata oggi in apertura di Forum Pa 2022 “il Paese che riparte”, in programma dal 14 al 17 giugno al centro congressi Auditorium della Tecnica a Roma (e in streaming), con momenti di confronto sulla ripresa, l’attuazione degli investimenti e delle riforme del Pnrr e della programmazione europea tra i protagonisti delle istituzioni, del settore pubblico e privato.
La grande speranza è rivolta ai concorsi pubblici con le nuove regole che puntano ad introdurre in breve tempo nuovo personale giovane e qualificato, i cui effetti, dopo i primi mesi di applicazione sono ancora incerti: su 55 grandi concorsi indetti tra il 2019 e il 2021, 30 si sono conclusi e 25 sono ancora in corso, ma dei 103 mila posti messi a bando appena 14,5 mila sono stati assegnati e oltre 88 mila (in gran parte nella scuola) sono ancora vacanti. Per raggiungere l’obiettivo di “4 milioni di dipendenti pubblici con un’età media di 44 anni e competenze adeguate” fissato entro il 2028 dal Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, considerando anche i previsti 500mila pensionamenti, entro 6 anni bisognerebbe assumere quasi 1,3 milioni di persone – circa 200 mila ogni anno – con un’età media di 28 anni, avviando un grande piano di formazione impostato su un’analisi delle necessarie competenze
C’è però una campagna di reclutamento che ha raccolto grandi adesioni e sta rispettando la tabella di marcia, portando nel settore pubblico giovani qualificati. E quella per i professionisti del Pnrr, per cui nel solo 2021 sono state ricevute 160 mila candidature e sono già oltre 15 mila le assunzioni a tempo determinato realizzate (sommando procedimenti realizzati, conclusi e in corso d’opera). Una quota superiore al 50% del totale previsto, che indica il rispetto del timing fissato entro il 2023.
“Di fronte alla sfida che ha di fronte, di gestire una mole di risorse senza precedenti, serve costruire con urgenza una Pa capace di lavorare per progetti, che passi dalla cultura dell’adempimento a quella del risultato – commenta Gianni Dominici, Direttore generale di Fpa -. La Pa deve diventare più attrattiva per i giovani competenti, rafforzare identità, motivazione e appartenenza dei suoi dipendenti e condividere un progetto comune con le nuove generazioni. Si deve costruire un’organizzazione agile basata su obiettivi e risultati, premiare il merito, riconoscere le elevate professionalità e sostenere la formazione”.
“La domanda di lavoro sta rapidamente cambiando – dice Carlo Mochi Sismondi, presidente di Fpa – si appanna l’attrattività del posto fisso e cresce il bisogno di un lavoro motivante, in cui si possa continuamente crescere. La PA, per essere all’altezza dei compiti che ha davanti, deve velocemente cambiare il suo modo di essere datore di lavoro: vanno migliorate le procedure di selezione, spesso ancora nozionistiche; va potenziata l’accoglienza dei neoassunti, anche utilizzando l’esperienza presente nelle organizzazioni; va previsto un percorso di carriera basto sul merito e una formazione continua. Le persone sono il principale asset delle amministrazioni, è ora che agiscano in conseguenza e mettano in evidenza il grande valore del lavorare per il bene comune”.
“L’importante mole di risorse finanziarie del Pnrr e degli altri fondi europei in arrivo rappresenta un’opportunità irripetibile per accelerare il processo di trasformazione digitale del nostro Paese in un’ottica di maggiore sostenibilità – afferma Andrea Rangone, Presidente di Digital360 -. Alla Pa, in partnership con le imprese private, spetta il ruolo di guidare un percorso che può finalmente permettere all’Italia di recuperare il ritardo digitale e costruire un futuro più competitivo. Ma è fondamentale costruire un’adeguata macchina amministrativa, dotata di competenze digitali e capacità d’innovazione. Per vincere la sfida della ripartenza, nella PA come nelle imprese, saranno le persone a fare la differenza”.