Processo Montante verso la riunificazione con il ‘bis’

(Adnkronos) – (dall’inviata Elvira Terranova) – Riprende questa mattina, davanti al Tribunale di Caltanissetta, il processo ordinario al cosiddetto ‘Sistema Montante’, che vede tra gli imputati ‘eccellenti’ anche l’ex presidente del Senato Renato Schifani, oggi candidato alla Presidenza della Regione siciliana per il centrodestra. Il politico è accusato di concorso in associazione a delinquere semplice e rivelazione di notizie riservate. Sotto processo anche l’ex direttore dell’Aisi Arturo Esposito, il caporeparto dell’Aisi Andrea Cavacece, il “re dei supermercati” Massimo Romano, il tributarista Massimo Cuva, il colonnello dei carabinieri Giuseppe D’Agata, il sindacalista Maurizio Bernava, gli imprenditori del settore sicurezza Andrea e Salvatore Calì, Rosetta Cangialosi, Carmela Giardina e Vincenzo Mistretta (tre dipendenti di Montante), il poliziotto Salvatore Graceffa; il dirigente di Confindustria Carlo La Rotonda; il maggiore della Guardia di Finanza Ettore Orfanello; il luogotenente Mario Sanfilippo e il colonnello dei carabinieri Letterio Romeo. Il processo va verso la riunificazione con il cosiddetto ‘bis’ che vede alla sbarra altri imputati eccellenti, come l’ex Governatore siciliano Rosario Crocetta. Saranno così 30 gli imputati del ‘Processone’ riunificato, dei quali 17 solo del processo principale. Il collegio dovrebbe essere presieduto da Francesco D’Arrigo. Mentre i giudici a latere potrebbero essere Santi Bologna, dell’ordinario, e una delle due giudici del ‘bis’. 

Gli imputati del processo principale, a differenza di Montante e altri quattro imputati che avevano optato per il rito abbreviato, arrivato già alla sentenza d’appello, avevano scelto il rito ordinario. Il dibattimento nei confronti di Montante era scaturito dall’inchiesta “Double face”, condotta nel 2018 dalla Squadra Mobile di Caltanissetta e coordinata dalla Dda nissena. L’ex paladino dell’antimafia, secondo gli inquirenti, avrebbe messo in piedi un vero e proprio ‘sistema’ di potere, ideato e attuato “grazie a una ramificata rete di relazioni e complicità intessuta con vari personaggi inseriti ai vertici dei vari settori delle istituzioni”. Inoltre sarebbe stato al centro di una attività di dossieraggio realizzata, anche grazie a complicità eccellenti, attraverso l’accesso alla banca dati delle forze dell’ordine e finalizzata a ricattare “nemici”, condizionare attività politiche e amministrative e acquisire informazioni su indagini a suo carico. 

Grazie ai suoi contatti e all’influenza che esercitava in alcuni ambienti istituzionali, l’imprenditore avrebbe creato una sorta di rete spionistica: in cambio di favori, esponenti delle forze dell’ordine gli avrebbero dato informazioni su inchieste a suo carico, dritte sui “nemici”, consentito di avere pile di dossier su personaggi influenti. Secondo gli inquirenti Montante sarebbe stato la testa di una sorta di “governo parallelo” in Sicilia, e avrebbe “diretto” la vita politica e amministrativa dell’isola, piazzando suoi uomini in posti strategici. “E’ stato accertato con sufficiente chiarezza – aveva scritto la procura nissena nella richiesta di arresto – che Montante, oltre a promettere e a far ottenere occupazioni lavorative, si prodigasse per soddisfare aspettative di carriera o trasferimenti di sede”. Lo stesso Montante è atteso oggi per deporre nell’udienza del processo ordinario. 

Nel processo abbreviato, lo scorso 8 luglio, la Corte d’appello di Caltanissetta dopo 8 ore di Camera di consiglio aveva condannato l’ex presidente di Sicindustria, Antonello Montante, a 8 anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo al sistema informatico. La corte d’appello di Caltanissetta presieduta da Andreina Occhipinti (a latere Giovanbattista Tona e Alessandra Giunta) aveva condannato a luglio anche i componenti del “cerchio magico”: 5 anni per Diego Di Simone, l’ex ispettore della squadra mobile di Palermo diventato il capo della security di Confindustria. In primo grado aveva avuto 6 anni e 4 mesi. Un’altra condanna anche per Marco De Angelis, sostituto commissario della questura di Palermo: 3 anni e 3 mesi anni, mentre in primo grado ne aveva avuto 4. Anche lui avrebbe avuto un ruolo determinante nell’attività di ‘spionaggio’ . Assolto invece il questore Andrea Grassi, che in primo grado aveva avuto 1 anno e 4 mesi. L’ex funzionario del Servizio centrale operativo della polizia, era stato ritenuto responsabile di una fuga di notizie, ma già la gup l’aveva assolto dall’accusa più pesante, non faceva parte della catena delle talpe di Montante. In estate era arrivata un’assoluzione piena. Assolto, infine, da due capi d’imputazione il generale Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di finanza di Caltanissetta. Per un altro capo d’accusa, relativo all’assunzione della figlia, è scattata la prescrizione. Adesso si attendono le motivazioni della sentenza d’appello. 

Nel maggio scorso è iniziato anche l’altro processo, sempre sul ‘Sistema Montante’, il cosiddetto ‘Montante bis’, che si celebra nei confronti di 13 imputati, tra esponenti politici, compreso l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, ex assessori regionali, imprenditori e rappresentanti delle forze dell’ordine, accusati di aver fatto parte del cosiddetto Sistema Montanta. Tra gli imputati, oltre all’ex paladino dell’antimafia Antonello Montante, ex presidente di Confindustria Sicilia, ci sono l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, gli ex assessori Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, l’ex commissario Irsap Maria Grazia Brandara, gli imprenditori Giuseppe Catanzaro, Rosario Amarù e Carmelo Turco, Vincenzo Savastano vice questore aggiunto all’epoca dei fatti della Polizia presso l’ufficio di frontiera di Fiumicino, Gaetano Scillia capocentro Dia di Caltanissetta dal 2010 al 2014, Arturo De Felice, direttore della Dia dal 2012 al 2014, Giuseppe D’Agata, colonnello dei carabinieri, e Diego Di Simone Perricone, ex capo della security di Confindustria. 

La procura di Caltanissetta contesta presunti finanziamenti illeciti che sarebbero stati erogati per sostenere la campagna elettorale dell’ex governatore Crocetta. Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, accesso abusivo al sistema informatico e finanziamento illecito ai partiti. Sono state ammesse 19 parti civili. Tra loro l’imprenditore Marco Venturi e Alfonso Cicero, ex presidente dell’Irsap Sicilia, che sono considerati tra i testi chiave dell’inchiesta.er gli inquirenti Montante avrebbe gestito un giro di corruzioni e avrebbe manovrato l’ex governatore Crocetta, i due assessori, burocrati e investigatori di alto profilo. L’ex numero uno degli industriali siciliani avrebbe organizzato un’associazione a delinquere, insieme alle persone già coinvolte nel primo processo chiuso in primo grado con condanne pesanti. Lo scopo di Montante, secondo la Procura, sarebbe stato quello di costruire dossier contro “i nemici” e metterli all’angolo, “soddisfare interessi personali”, aiutare le persone “strettamente legate”. Oggi, o forse in una delle prossime udienze, la riunificazione dei due processi.  

(Adnkronos)