Le ricostruzioni sono coincidenti. Dall’una e dell’altra parte. E raccontano di una sintonia di vedute sulla partita del Colle e, in particolare, su quella del governo tra Enrico Letta e Matteo Renzi. I due si sono visti di buon mattino e il ragionamento che ha accumunato entrambi, a quanto viene riferito all’Adnkronos da fonti dem e Iv, è che le chance di portare Mario Draghi al Colle passano prima da uno snodo cruciale: il futuro dell’esecutivo.
Le remore su Draghi sono trasversali alle forze politiche. Sia a destra che a sinistra. E’ da ieri che Letta sta incontrando i componenti del Misto da Angelo Bonelli, oggi FacciamoEco e anche i socialisti di Maraio. Sono note le tensioni dei 5 Stelle e le perplessità di Matteo Salvini. Remore che potrebbero essere superate solo da un accordo per la continuità della legislatura. Sarebbe il minimo comun denominatore su cui far convergere i grandi elettori. E su questo il segretario Pd e il leader di Italia Viva avrebbero convenuto.
E non solo continuità della legislatura ma dell’attuale compagine di governo. “Non è tanto la legislatura il punto -spiega una fonte renziana – perchè la legislatura potrebbe andare avanti anche con un governo diverso. Ma la continuità di questo governo. Per questo noi non ci siamo schierati né da una parte né dall’altra. Se la maggioranza attuale saltasse sul presidente della Repubblica e venisse eletto, per dire, un candidato del centrodestra potrebbe poi formarsi un governo politico diverso dall’attuale. Ma non è questo il nostro obiettivo”.
Renzi oggi lo ha fatto intendere parlando in tv dopo l’incontro con Letta. Per il Quirinale “o hai uno schema politico che porta Draghi al Colle e c’è un governo con una caratura politica, o resta Draghi a palazzo Chigi e a quel punto al Colle ci va una figura che prende il consenso il più ampio possibile”. Chi? Sia tra i parlamentari Pd che di Italia Viva la risposta è la stessa: se non va Draghi al Colle, l’altro nome può essere solo quello di Sergio Mattarella. L’unico che potrebbe ‘sostenere’ Draghi.
Questo il ragionamento: “Casini? E’ il nome che forse ha maggiori probabilità. Ma che facciamo? Dopo che Draghi si è esposto, ha fatto capire di essere disponibile per il Quirinale, eleggiamo Casini? Non sarebbe il miglior trattamento… Diverso sarebbe se il Parlamento si esprimesse per un nuovo mandato di Mattarella”.
Ma tutto resta ancora da definire. Due gli incognite principali. “Il casino nei 5 Stelle e ci mancava pure il caso Fraccaro… e poi il grandissimo casino nel centrodestra tra Berlusconi e Salvini: non si sa se e quale nome avanzerà al suo ritiro. E Salvini si dimostra sempre più quello del Papeete più che uno stratega politico”, riassume un parlamentare Pd. Renzi la mette così: “Ho parlato con Salvini, noi parliamo con tutti. Penso che abbia un nome in testa, il prossimo sarà un week end di incontri e conversazioni. Salvini dovrà decidere come giocare questa leadership di numeri che hanno, se diventerà leadership politica”. Domani il vertice del centrodestra. Da lì forse lo si capirà.