(Adnkronos) – E’ stata nel segno della teologia del cardinale inglese John Henry Newman (1801-1890) la frequentazione e l’amicizia tra l’allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Entrambi erano ammiratori di Newman che nel XIX secolo fu una figura trainante del cosiddetto Movimento di Oxford e autorevolissimo per la dottrina e le mirabili doti di scrittore, che operò per promuovere un autentico rinnovamento nella Chiesa cattolica.
Nelle loro conversazioni, sia quando Cossiga era Capo dello Stato che in seguito da senatore a vita, affrontarono spesso anche i temi delle “derive” del post Concilio Vaticano, che il cardinale Ratzinger aveva trattato ampiamente in “Rapporto sulla fede”, il libro-intervista di Vittorio Messori che tanto clamore suscitò nel 1985, lo stesso anno in cui lo statista era stato eletto Capo dello Stato. Cossiga non mancò neppure più volte di parlare con Ratzinger dell’abate Antonio Rosmini, di cui il politico sardo era grande ammiratore.
Di questi legami intellettuali l’allora senatore a vita Francesco Cossiga parlò nel 2003 quando fu invitato a parlare al Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione del libro di Ratzinger “Fede, verità, tolleranza. Il cristianesimo e le religioni del mondo”.
“È un libro – sostenne Cossiga in quell’occasione – che ci riporta nel clima fervido di studi teologici che ha caratterizzato il Novecento. È l’esempio di una teologia che offre una visione complessiva della realtà. Oggi c’è invero gran bisogno di visioni di questo tipo, che facciano intendere in termini attuali e moderni, ma fedeli alla tradizione e cioè alla verità, il fenomeno dell’esistenza cristiana e, nello stesso tempo, restituiscano a quella esistenza una unità della quale è stata largamente privata dalla cultura cosiddetta moderna”. Cossiga definì il libro “anche di estrema e drammatica attualità e che io reputo, più che necessario, provvidenziale, specie di fronte a certi ‘modernismi postconciliari’ che – per eccesso di semplicismo o forse anche per eccesso di carità non nutrita di sufficiente dottrina o non misurata dalla virtù cardinale della prudenza – hanno dato luogo a percorsi teorici e pratici confusi e che hanno confuso”.
Cossiga sottolineò di condividere la riflessione sul rapporto tra filosofia e fede, tra fede e religione, tra religione e conoscenza umana illustrata da Ratzinger, recuperando la Tradizione, l’insegnamento della Chiesa, il pensiero cristiano dei Padri della Chiesa e “gli attualissimi John Henry Newman e Antonio Rosmini”.
Cossiga vedeva nel Concilio Vaticano II un momento di svolta nella storia della Chiesa, potenzialmente foriero di sviluppi positivi; tuttavia non poteva non coglierne i “pericolosi fraintendimenti e le avventurose fughe in avanti, generati da un’impreparazione filosofica e teologica nel comprenderne appieno lo spirito”. E in ciò condivideva in pieno la riflessione maturata dal prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. “Il libro di Joseph Ratzinger – concluse Cossiga – è quasi una summa di sana e moderna dottrina per poter affrontare questi problemi che la Chiesa già oggi, ma ancor più domani, dovrà affrontare: la Chiesa che siamo noi tutti!”